È una vittoria che nasce da una negazione quella di Petro e Francia Márquez. La negazione e la sofferenza patiti la notte del 2 ottobre 2016, quando con un plebiscito la Colombia voltò le spalle all’accordo di Pace firmato dal Presidente Santos con la FARC.
Questa sarà la grande sfida del Governo Petro/Márquez . Nelle regioni la violenza non si ferma, secondo Indepaz quest’anno sono stati assassinati 87 leader sociali/difensori dei diritti umani e 21 ex combattenti delle FARC, 44 i massacri. I dati sulla sicurezza dei cittadini non sono migliori, nei primi tre mesi dell’anno sono state registrate 6.336 morti violente, 848 in più rispetto a quelle registrate nel 2021.
È proprio la Colombia profonda che ha scelto Gustavo Petro come presidente, le comunità più colpite dal conflitto. È nel Chocó, Narino, Cauca, Putumayo e in tante zone rurali che scelgono la speranza concreta della Pace, votando Petro e Francia.
Una vittoria, quella di Gustavo Petro e Francia Márquez, che non può essere compresa senza l’accordo che è stato firmato all’Avana. “La firma e l’attuazione dell’accordo finale contribuiranno al rafforzamento della democrazia per il fatto che comporterà la deposizione delle armi e il divieto della violenza come metodo di azione politica per tutti i colombiani”: non sono parole scritte in campagna elettorale, sono parte degli Accordi di Pace sul punto della partecipazione politica.
La partecipazione politica pietra angolare del riscatto dalla violenza, dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, la garanzia per i “nessuno” a cui Francia Márquez ha dedicato la vittoria: “Voglio ringraziare tutti gli uomini e le donne colombiani che hanno dato la vita per questo momento. Tutti i nostri fratelli e sorelle, leader sociali, che sono stati tristemente assassinati in questo paese. Ai giovani scomparsi, alle donne violentate e scomparse. A tutti loro, che so che ci stanno accompagnando da qualche parte in questo momento storico per la Colombia. Grazie per aver percorso la strada, per aver seminato il seme della resistenza e della speranza”.
Il seme della resistenza e della speranza che hanno animato i tanti giovani che in questi sei anni lunghissimi hanno riempito le strade e le piazze per chiedere la fine della violenza, riforma fiscale per superare le disuguaglianze, politiche pubbliche per contrastare la povertà, un sistema di salute pubblico accessibile a tutti. Da quelle proteste, represse nel sangue dalla forza di polizia colombiana, è nata la resistenza che ha portato alla vittoria Gustavo Petro.
Il trionfo del SI alla Pace è che la Colombia, che ha vissuto decenni di guerra e che ha visto gli assassinii di Jorge Gaitán, Bernardo Jaramillo, Luis Carlos Galan e Jaime Garzón, ha eletto un ex guerrigliero e una donna attivista ambientale.
Il 19 giugno, con una partecipazione al voto mai vista, milioni di colombiani hanno potuto festeggiare quell’Accordo di Pace negato.
Una vittoria, quella di Petro e Francia, che sa di Pace.