Che fare/2. Non dividiamo LeU, disperderemmo il lavoro di questi anni

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In tanti in questi giorni si chiedono cosa farà il gruppo parlamentare di LeU rispetto all’incarico conferito dal presidente Mattarella a Mario Draghi. È una domanda alla quale è difficile rispondere.

LeU è composto da parlamentari di forze diverse della sinistra. Questa sua eterogeneità ha contribuito a permettere un’azione riconoscibile all’interno di un dibattito ampio durante questi mesi di governo. Disperdere ciò significherebbe vanificare il lavoro svolto in questi anni.

Queste forze devono cercare di preservare il gruppo parlamentare grazie al quale si è riusciti a portare tantissime istanze, prima facendo dura opposizione al governo giallo-verde e poi a rappresentarle durante il Conte bis.

LeU non è un partito, è vero.

Non rappresenta neanche la prospettiva politica nel lungo periodo, come ci hanno dimostrato le urne prima e gli avvenimenti che hanno caratterizzato in questi anni le vite dei partiti che lo costituiscono. Ma è l’unico soggetto che è stato in grado di leggere i bisogni e le esigenze dei cittadini, dando loro voce. Distruggere questo gruppo parlamentare sarebbe un grave errore.

Probabilmente non si potrebbe neanche più parlare dell’asse Pd-5s-LeU, allorché LeU divenisse altro da ciò che è oggi.

Cosa fare dunque?

Ciascuno per il ruolo e la funzione che svolge deve stimolare un certo tipo di dibattito all’interno del proprio partito.

Articolo Uno in queste lunghe settimane sta dimostrando di essere Partito: un confronto continuo investe classe dirigente e base. Nessun parere resta inascoltato.

Oltre a preservare LeU, queste forze partitiche, innanzitutto Articolo Uno, devono porsi come fine il rappresentare al meglio i bisogni della società. Bisogni che probabilmente in questa fase sono sepolti da paura e preoccupazioni, ma che ben presto riemergeranno prepotentemente.

La pandemia e la crisi economica, tutt’ora ancora in corso, ci hanno dimostrato che la frammentazione, l’egoismo, il federalismo, l’iniquità sono le cause del tutto.

Ci ha dimostrato che la questione ambientale è questione sociale, perché interdipendente dalla modalità di produzione e consumo.

Al Paese serve una riforma fiscale improntata alla progressività fiscale, alla premialità delle condotte virtuose, alla eliminazione delle diseguaglianze di fatto che esistono nel nostro sistema.

Non si può governare con chi vuole la flat tax e la cancellazione di ogni cartella di pagamento.

Al Paese servono riforme per il sostegno a lavoratori e famiglie. Nessuno può trovarsi da un giorno all’altro senza lavoro con facili scuse di “giusta causa”.

Non si può governare con chi vuole dare incentivi alle aziende, senza prorogare cassa integrazione e blocco licenziamenti.

Al Paese serve investire i fondi europei per creare opportunità nella green economy e per la transizione ecologica delle produzioni.

Non si può governare con chi combatte la carbon tax.

Al Paese serve investire maggiormente in istruzione, università, ricerca.

Non si può governare con chi ha smantellato il nostro sistema, ha creato classi pollaio, ha trasformato i loghi della conoscenza come diramazioni di azienda che devono rispondere a requisiti di efficienza a scapito di tutto il resto.

E sono tante le necessità e le azioni da intraprendere.

In poche parole, all’Italia serve una forza politica che difenda la Costituzione e l’attuazione dei suoi principi fondamentali.

Per questo o con il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, LeU è in grado di imporre questo perimetro politico al governo nascente o semplicemente dovrebbe essere opposizione.

Anna Starita

Napoletana, 25 anni, laureata in Giurisprudenza alla Federico II. Praticante avvocato abilitato e membro della segreteria provinciale di Articolo Uno, già portavoce di Possibile Napoli e parte del Comitato promotore nazionale di LeU.