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Caro Di Battista, sulla Libia e sui migranti ti rinfresco un po’ la memoria

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Caro Alessandro Di Battista,
ho letto il tuo lunghissimo post sulle magliette rosse indossate da migliaia di cittadini italiani per testimoniare la loro indignazione nei confronti della politica migratoria del Governo che tu sostieni.
Poche cose da dire, per rinfrescare la memoria a te e ai tuoi fan.
1) La guerra in Libia fu voluta da Sarkozy, avallata da inglesi e americani e sostenuta dal Governo italiano di allora. C’era Berlusconi al governo, e la Lega occupava ministeri strategici, tra cui quello dell’Interno con Bobo Maroni. Non mi pare che allora il partito con cui sei alleato oggi sia uscito dalla maggioranza e abbia fatto cadere l’esecutivo. Né ricordo particolari dichiarazioni incendiarie di Salvini. Forse mi saranno sfuggite, ma credo di no.
2) Con le cooperative che fanno business sugli immigrati va usata l’accetta. Ma basta con questa falsità dei bacini di voti. Fate i nomi. Siete, insieme alla Lega, quelli che hanno contrastato la politica dell’accoglienza diffusa in questi anni, accendendo focolai in ogni quartiere, in ogni città, in ogni provincia. E cavalcando paura e pregiudizi. Scegliete definitivamente il modello Sprar, eliminate la somma urgenza per l’assegnazione dei migranti alle cooperative, riducete il potere delle prefetture e scommettete su enti locali. Siete al Governo, potete farlo. Sono durissimo contro chi specula, ma severissimo con chi strumentalizza il dolore delle persone a fini elettorali.
3) Avete definito le Ong “taxi del mare”. Una vergogna. Esse operano perché l’Europa ha smesso di salvare vite umane. Bisogna ringraziarle, non insultarle. Vogliamo superarle? D’accordo, ripristiniamo Mare Nostrum nel Mediterraneo. Sono certo che le Ong si ritireranno in buon ordine. D’altra parte, a nessuno piace essere vittima di una battaglia navale che cinicamente i governi europei stanno facendo sulla pelle dei poveri cristi.
4) Il muro di Trump fa schifo. Come quello in Cisgiordania. Stranamente condanni il secondo ma sei leggerino sul primo. Compresa l’orrenda vicenda della separazione dei bambini migranti dai genitori. Non so perché, ma ho il vago sospetto che verso il presidente Usa ci sia una certa indulgenza da parte vostra. E mi aspetterei da te almeno una parolina contro la sua scelta di inaugurare l’ambasciata americana a Gerusalemme, incendiando una volta ancora il Medio Oriente intero. Caro Alessandro, che pensi della politica di Trump in quell’area del mondo? E delle sue alleanze? O pensi davvero che un miliardario possa fare gli interessi del popolo?
5) L’Europa ha responsabilità gigantesche in questa migrazione epocale. Essa nasce da un colonialismo che ha depredato intere generazioni, rubato la speranza di futuro. Ne sono responsabili gli inglesi, i francesi, gli spagnoli, i portoghesi e anche noi italiani. Non dimentichiamolo, soprattutto quando qualcuno al Governo sembra rispolverare il mito della “grande proletaria” alla conquista dell’Africa. Per esempio, se vogliamo aiutarli dovremmo aumentare davvero i fondi per la cooperazione e smettere di vendergli le armi. Ma non mi sembra che siamo a questo, se leggo le dichiarazioni della Ministra della Difesa. Al contrario, noto una certa continuità con quelli di prima. Compresa la scelta di affidare tutto nelle mani della Guardia Costiera libica. Peccato che essa sia sotto inchiesta all’Aja per gravi violazioni dei diritti umani.
6) Quelli che hanno manifestato con le magliette rosse sono anni che lavorano nel volontariato, nelle associazioni, nei movimenti per alleviare le sofferenze di chi è debole tra i deboli. Sono quelli di Libera, Don Luigi Ciotti, che combattono le mafie davvero, non a parole. Non vivono ai Parioli né partecipano a festini – magari a base di coca – finanziando nei fatti i cartelli messicani e colombiani. A proposito, visto che ti trovi da quelle parti dovresti ricordare benissimo che le guerre sporche della droga sono contemporanee all’ascesa della peggiore destra americana. Compresi i finanziamenti ai gruppi paramilitari in funzione anticomunista in America Latina che poi si sono trasformati in cartelli potenti e pericolosi. Basta leggere Don Winslow, ma sono sicuro che lo avrai già fatto.
Infine. Capisco il gusto per la battuta. Serve a fare un titolone. E certi politici senza i titoloni avvertono come un senso di vuoto. Ma se quelli delle magliette rosse sono i “lacchè di Napolitano”, prima o poi qualcuno dirà dei tuoi militanti che sono gli “scendiletto di Salvini”. Dunque, eviterei questo linguaggio.
Siete al governo, avete il dovere delle risposte. E chi sta al potere non insulta i cittadini che la pensano diversamente, che sono opposizione. Perché prima o poi toccherà anche a te, anche a voi tornare a esserlo. E mi auguro, a essere onesto, anche presto.
Un caro saluto e mandami una cartolina dal Messico. Che è uno splendido posto, che ha eletto un Presidente di sinistra, nemico dei narcos e avversario di Trump.
Arturo Scotto

Nato a Torre del Greco il 15 maggio 1978, militante e dirigente della Sinistra giovanile e dei Ds dal 1992, non aderisce al Pd e partecipa alla costruzione di Sinistra democratica; eletto la prima volta alla Camera a 27 anni nel 2006 con l'Ulivo, ex capogruppo di Sel alla Camera, cofondatore di Articolo Uno di cui è coordinatore politico nazionale. Laureato in Scienze politiche, ha tre figli.