L’altra sera ho ascoltato qui a Napoli, nella sede di Articolo Uno un gruppo di giovani lavoratori della supply-chain aerospazio ed automotive. Ho trovato giovani con know-how e con interesse e sensibilità politica. Si lamentavano di non ritrovare rappresentanza politica della sinistra. I lavoratori delle fabbriche chiedono attenzione e non comprendono le ragioni per la scarsa attenzione alle politiche industriali, specie oggi alle prese con la trasformazione digitale che coinvolge tutto il mondo del lavoro, prodotti e servizi. Mi sono però ritrovato sul terreno di confronto che prediligo. Ma sento intorno un’aria di attesa e diffidenza nella mia sinistra: tattica e strategia di cui a volte si muore. Non mi piace perché per indole non conosco la parola “resa”!
Zingaretti, o aspetta per portarsi tutto il Pd compatto alle Europee o, come sostengo: un segretario non fa primavera. Una cosa è certa: non dice nulla su lavoro e modello socio-economico alternativo. Della necessità di una profonda ed equa riforma fiscale ha parlato solo il “compagno governatore” Visco; laddove Landini insiste sulla patrimoniale (prendere i soldi dove ci sono!).
Invece ci logoriamo oggi sulla Tav, seguendo oramai come sempre l’agenda Salvini.
Il contratto chiuso da FCA è vergognoso. La democrazia e la partecipazione si ferma ai cancelli. Il salario minimo per legge – 9 euro – si vuole giocare fra netto e lordo. Ma vai sotto il livello di contratto. Per quelli che non l’hanno è ovviamente diverso. Ma l’attacco è al sindacato, peraltro diviso. Legge su rappresentanza sindacale e Carta universale per diritti del lavoro sono in qualche scaffale. La disintegrazione di M5S, a parte il cinismo politico dichiarato, serve in fondo solo alla destra sociale e totalitaria per raggiungere il 40%.
Ci sarebbe da parte di una sinistra unita la possibilità e utilità di sferrare un attacco sfida su:
– Lavoro accompagnato da ripristino diritti.
– Modello di Sviluppo “Occupazione – Tasse” come ad esempio prospettato dai democratici Sanders e Ocasio-Cortez.
– Patrimoniale equa-progressiva senza paura.
– Investimenti ma utili e mirati per territorio e urbanizzazione umana.
– Democratizzazione UE con regole non solo per austerità ma per lo sviluppo ed il lavoro.
Se la sinistra, insieme con la svolta supposta del PD, non parla adesso… quando?
Mancano 74 giorni alle elezioni europee e non si parlerà solo di Europa ma anche della crisi che avanza e delle diseguaglianze sempre più ampie: territoriali, generazionali e socio-culturali.
Bisogna forse svegliare chi dorme e/o magari redimere per la Santa Pasqua chi si interessa solo a se stesso.