Un largo schieramento di centro-sinistra, compreso Articolo Uno, appoggerà la candidatura di Vincenzo De Luca alle prossime elezioni regionali. Molti (si fa per dire!) lo faranno… senza grande entusiasmo. Ma con impegno, serietà e lealtà. Condizione importante, la stesura di un programma politico-amministrativo di superamento, di rinnovamento, di miglioramento, di quanto fatto finora. Che va tutto pensato e discusso. Con pari dignità tra tutte le forze politiche che si riconoscono in questo progetto.
Alcuni pezzi della sinistra stentano a comprendere l’importanza della situazione, e si sono di fatto autoesclusi dalla discussione, ponendo una pregiudiziale su De Luca. Sbagliata, a mio modestissimo avviso. Nel senso che a meno di candidati forti, autorevoli, credibili, dello schieramento progressista e democratico, che non si vedono all’orizzonte, la candidatura di De Luca, fino a pochi mesi fa incerta, adesso è naturale. Può non piacere (e non piace a molti); ma tant’è. Si può però condizionare (poco? molto? vediamo) con un programma, e con la presentazione di una lista, politica e civica, larga, aperta, di sinistra, progressista. E tentare, ancora, una interlocuzione con i 5S. Alternative? Consegnare alla destra leghista e reazionaria la regione. O, ancora, un candidato di bandiera “duro e puro”, di “testimonianza”, che, adesso, si pensa possa essere del tutto inadeguato e addirittura dannoso.
La debolezza, l’ondivago comportamento del Pd (meglio, di varie anime e personaggi e personaggetti del Pd!) è sotto gli occhi di tutti: insieme con Dema e la sinistra, tutta, vittoriosa, in appoggio a Ruotolo, a febbraio; insieme con De Magistris da anni nella gestione della città metropolitana; di fatto né all’opposizione né in maggioranza in consiglio comunale, in questi anni; adesso, contro De Magistris al Comune, con un vigliacco e ridicolo (finito in farsa: delle 21 firme necessarie, ne sono state raccolte 7) tentativo di far dimettere, davanti a un notaio, 21 consiglieri comunali per provocare lo scioglimento del consiglio e di conseguenza della amministrazione; con De Luca per ottenere (o riottenere) un seggio in consiglio regionale.
Questo, purtroppo, il massimo a cui aspira il Pd, o, meglio, alcuni suoi esponenti, personaggi, personaggetti che ancora non si riesce a levare di mezzo. “Ma portano voti!”. Tattica pessima politicamente e suicida elettoralmente; e comunque… si vedrà anche questo!
I punti fermi per un accordo, al di là del nome, potrebbero essere: prima di tutto NO alla proliferazione di liste e listarelle, che potrebbero essere formate da equivoci personaggi, ma (un numero ragionevole di) liste politicamente e civicamente significative, sinceramente democratiche, rappresentative di posizioni politiche e civiche riconosciute, votate al bene della Campania; sanità, welfare, lavoro, ambiente, istruzione, al centro dell’attenzione del candidato presidente, del suo programma, delle liste in suo appoggio. E con un deciso e convinto no al regionalismo differenziato, che comporterebbe una vera e propria secessione dei ricchi. Le forze politiche meridionaliste, e perciò nazionali, rigettino al mittente le sgangherate e in qualche caso eversive richieste di regioni del Nord, di qualunque colore politico.
Ecco, quindi, De Luca, visto che sarà lui il candidato di una largo schieramento, provi ad allargarlo ancora, senza atteggiamenti autoritari o addirittura provocatori, ma intelligenti, da politico di razza, interloquendo con altre forze democratiche e di progresso; metta al centro del suo programma, della sua azione, i temi che dicevo: istruzione, con la messa a punto di strumenti (strutture, infrastrutture, politiche…) per gestire a settembre la fase di “rientro” di centinaia di migliaia di studenti e insegnanti, e parallela azione, da concordare con chi di dovere, per ridurre quel digital divide che è fortemente presente nella nostra regione, in termini di attrezzature, di connessioni, di capacità e conoscenze; lavoro, con la soluzione (o comunque l’impegno a portare alla discussione nazionale) casi come Whirlpool, Tirrenia, Jabil, Irisbus, e tanti altri; ambiente, con l’impegno a sfruttare la “ripartenza” di aziende varie, per “obbligarle”, tutte, vecchie e nuove, al massimo rispetto di tutte le norme ambientali, in tema di inquinamento e sicurezza, che pure ci sono, e non vengono rispettate; sanità, mettendo a frutto la drammatica gestione dell’epidemia di Covid19, organizzando immediatamente un controllo e monitoraggio (statisticamente e scientificamente) capillare della popolazione, cominciando con il garantire (pare che si sia già incominciato a farlo, ma non in maniera sufficiente), presidi di protezione individuali e apparecchiature e materiali per effettuare test sul contagio delle persone, e mantenendo strutture ad hoc, e livelli occupazionali, messi su, o potenziati, in questi terribili mesi.
E si faccia portavoce, nella conferenza Stato-Regioni e in ogni consesso e occasione possibile, di una visione meridionalista e perciò nazionale delle politiche economiche e di sviluppo del Paese; con il rispetto della clausola del 34%; con il rispetto delle percentuali 80/20 del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC); con la piena e immediata (partenza dell’) attuazione del Piano per il Sud progettato dal ministro Provenzano, che prevede (o che DEVE prevedere), oltre all'”ordinario” rispetto delle clausole di cui dicevo prima, ingenti investimenti per colmare il gap Sud-Nord.
C’è da lavorare, e Articolo Uno si impegna per portare nella definizione del programma di coalizione questi argomenti.