Chi vota e auspica un cambiamento, magari radicale, palesa in prima battuta il proprio malcontento e disagio nei confronti di coloro che amministrano. Chi è al governo dovrebbe pertanto analizzare, studiare e comprendere cosa della propria azione politica ed amministrativa risulti essere tanto sgradita ai cittadini; se poi non ottiene consenso neppure fra le sue fasce di riferimento culturale, sociale o politico, la cosa assume anche la connotazione di un rilevante deficit di rappresentanza.
Da circa un quinquennio il centrosinistra sta subendo sconfitte cocenti, eppure non fa la minima analisi e valutazione sul proprio operato.
Esiste, infatti, un assioma che condiziona il tutto, ossia la ferma convinzione che la propria governance, giovane, ambiziosa e brillante, goda anche della infallibilità, e non resta quindi che far ricadere le responsabilità su astrazioni quali la comunicazione, i poteri forti, la congiuntura internazionale o astrale… se possibile perfino alla sfiga.
Ma se ci interroghiamo su quale sia la condizione quotidiana e prevalente degli italiani, compresi i nostri famigliari e amici, ne esce una immagine sconcertante.
Sul lavoro: al precariato, alla fuga dei cervelli (giovani), alla diseguaglianza di genere, si aggiunge la grave situazione in molti luoghi di lavoro. Oltre alla tragedia delle morti sul lavoro, abbiamo un triste quadro di stress, abusi, mobbing che creano disagio e scarsa produttività.
Scuola e università: da luoghi fondamentali per elevare la cultura e la preparazione del Paese sono divenuti luoghi di studio dai costi insostenibili e contenitori di clientelismo dove le professionalità vengono mortificate. Essi generano ancor più disillusione e distacco verso le istituzioni e non costruiscono più il sentimento di cittadinanza.
La sanità: il servizio pubblico a tutela della comunità intera è costantemente minato da una privatizzazione sotterranea che ne rende i servizi costosi e di difficile fruizione. Così, spesso in molti rinunciano a quello che dovrebbe essere un servizio essenziale.
Sulla giustizia siamo tutti della opinione che andrebbe riformata, non vi è garanzia di equità, di tempistiche adeguate e di soluzioni certe, il che blocca il Paese nella sua credibilità.
Strutturalmente il Paese è fatiscente, la rete idrica è vetusta e necessita di interventi importanti, lo stesso patrimonio edilizio scolastico pubblico è insicuro e non adeguato alle necessità, il sistema dei trasporti a fronte di costi elevati non fornisce un adeguato servizio.
Sull’emigrazione: pare che pochi disperati in barcone possano minare la nostra luminosa civiltà, eppure abbiamo in casa la malavita organizzata che impera, Mafia, Sacra corona unita, camorra e ‘ndrangheta (non si offendano quelli che ho scordato) hanno in mano intere regioni e noi guardiamo ai poveri disperati che scappano da guerre e miseria.
In politica prevalgono dilettanti che, privi di scrupoli, giungono al potere senza arte né parte sospinti dalla comunicazione e non dalla sostanza.
In ogni suo aspetto la vita quotidiana delle persone è sottoposta a insicurezza.
Il tutto mentre a sinistra non abbiamo saputo affrontare i drammi e le difficoltà delle persone, pensando più alle piccole rendite di posizione che al complessivo progresso della nostra società.
Come uscirne ?
Dobbiamo ripensare a un progetto che sia a medio e lungo termine e proporre un sistema virtuoso, sostenibile, che si fondi su un principio assoluto, ossia il miglioramento e la tutela della “qualità della vita quale valore collettivo e universale”, un principio che valga per tutti e non per pochi.