Roma, 20 settembre 2019. Per una volta ce la prendiamo comoda, niente levatacce, niente battaglie con l’impianto di riscaldamento del vagone letto. Sono passate da poco le tre del pomeriggio quando sbarchiamo alla fermata “piramide”. Un paio di transenne proteggono uno scavo circondato da un capannello di gente; motivo di tanta curiosità uno scheletro in ottimo stato di conservazione che alcuni improvvisati archeologi hanno già individuato come antico romano. Pochi dubbi sul romano, sull’età andrei più cauto. Il sottosuolo di Roma è sempre una sorpresa!
Motivo (scusa o pretesto, nella versione di alcune malelingue) dell’ennesimo viaggio #UNICA, la festa nazionale di Articolo Uno. L’occasione per uno scambio di vedute con amici, compagni e tanti ospiti in un momento particolare: una festa organizzata come forza di opposizione si svolge quando siamo in maggioranza. Miracoli di questa folle estate.
Aleggiano sorrisi compiaciuti, una certa soddisfazione, parecchio orgoglio, ma altrettanta serietà, preoccupazione, consapevolezza che la posta è elevata. La partita sarà durissima, il gioco complesso, zeppo di incognite e variabili. Un’impressionante agenda di impegni, per il Governo innanzitutto, ma anche per il Parlamento, i Partiti, per tutti.
Insieme alle improcrastinabili e urgentissime decisioni riguardo l’economia, è l’intero sistema che ha bisogno di una profonda revisione dopo le fragilità (e i pericoli) ampiamente dimostrate in questi anni. Il sistema sanitario, il rapporto con l’Europa, l’immigrazione, il lavoro, la rappresentanza, il green new deal, un’indispensabile esigenza di riconnessione…
In prima linea Cecilia Guerra e Roberto Speranza, nostri rappresentanti al Governo. Si trova anche un momento per un brindisi, di soddisfazione, certo, ma soprattutto di augurio e solidarietà per l’impegno assunto. Due impegni gravosi, di enorme responsabilità. Giusto così: la scelta di sostenere un governo di svolta non poteva realizzarsi se non con un’assunzione di piena responsabilità. Quindi incarichi “pesanti”, a testimonianza della decisa adesione al progetto. Si sarebbe anche potuto dare un appoggio formale ma meno coinvolgente, non mancano certo forme e formule meno impegnative: appoggio esterno, non sfiducia, solidarietà nazionale…
La festa di #UNICA diventa così occasione di una riflessione a tutto campo. Mi perdo le prime due giornate (no, cinque giorni a Roma non me li posso permettere!), ma i tre giorni del fine settimana valgono il viaggio. Dibattiti e ospiti aggiungono importanti tasselli al complesso mosaico che andrà progressivamente composto.
Alexis Tsipras, che ho il piacere di ascoltare accanto ad una straordinariamente dinamica Luciana Castellina, porta sulle spalle la responsabilità delle scelte fatte nel suo paese. L’ex premier greco sostiene che la sinistra debba avere il coraggio di scelte impopolari, senza mai abbandonare il suo popolo. L’indomani ho modo di leggere sui social numerose critiche sul suo operato. Poteva fare di meglio? Mi torna alla mente l’opportunità che ebbi un anno fa di chiedere a Carlo Cottarelli un suo giudizio sull’intervento della Trojka in Grecia; Cottarelli si mostrò piuttosto critico nei confronti di un intervento ispirato dalla volontà punitiva della Germania.
L’Europa, il suo e nostro futuro, fanno da sfondo a diversi dibattiti. Con David Sassoli si ragiona sulle complessità e sulle difficoltà ancora da superare; con Elly Schlein di quanto fondamentale sia l’Europa nel governare la complessa partita dell’emigrazione. L’ambiente, la salvezza del pianeta sono il tema dell’incontro con Angelo Bonelli, Rossella Muroni e Massimo Paolucci.
Lo stato della democrazia e dei partiti in un bel confronto tra Massimo D’Alema e Michele Santoro e alla presentazione del libro di Chiara Geloni, con un sinceramente brillante e acuto Gianni Cuperlo. Ma che ci fai ancora lì? Gli aveva chiesto mesi fa, mi pare di ricordare, Vasco Errani. La proposta è ancora valida. C’è anche tempo per un po’ di cultura: Marco Bellocchio presenta il suo film e l’ultimo appuntamento della festa è un bel ricordo di Camilleri.
La complessità della situazione viene affrontata nel dibattito della direzione nazionale, nell’incontro con Bersani e nelle conclusioni di Roberto Speranza. La soddisfazione di veder riconosciuto, dopo sei anni, che si aveva ragione, nonostante l’esito delle due ore di streaming, a voler spezzare il muro di incomunicabilità con il M5S non deve comunque lasciare il posto a una sorta di appagamento e di soddisfazione per lo scampato pericolo. Il nuovo governo si presenta come un’opportunità da cogliere appieno. È importante che la sinistra si sia trovata unita, ma l’alternativa è tutta da costruire. Alternativa politica ma anche sociale e, soprattutto, culturale a una destra che ha mostrato tutta la sua aggressività e virulenza. Come? La sola azione di governo non sarà sufficiente, occorre dare un futuro, una prospettiva, in un processo di innovazione politica e culturale. C’è un popolo da coinvolgere, sicuramente di sinistra, che si sente disperso, abbandonato, che non ha saputo riconoscersi nella proposta centrista del PD di Renzi, ma nemmeno nella nostra, apparsa troppo confusa ed elitaria; e ha fatto scelte diverse, rifugiandosi nel voto al M5S o nel non voto. Quel popolo include culture diverse e l’alternativa non potrà che essere plurale, in un ampio spazio di condivisione. Vanno trovate forme e modalità adeguate; i vecchi sistemi, le rincorse al centro, i partiti onnicomprensivi, né tantomeno quelli personali, non lo sono più. Altro che rientrare nel PD, che il PD rientri in LeU piuttosto!
Tutto va rimesso in gioco, in una assemblea costituente che delinei un progetto, un programma saldamente di sinistra, alternativo alla destra nel rinnovato bipolarismo. Nascerà un nuovo soggetto politico? Oppure si riusciranno a costruire alleanze intorno a formazioni politiche anche piccole ma capaci di dialogare e confrontarsi? Staremo a vedere. Continuo a credere nell’ importanza dei partiti, ideologici per loro stessa natura, comunità di persone che condividono convinzioni, ideali e valori. Titolari del ruolo essenziale a loro attribuito dalla Costituzione: “[…]concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art 49). Fondamentali per ricostruire una coesione sociale che pare perduta. Un valore da recuperare, superando le mutazioni (e le aberrazioni) che li hanno allontanati dalle originarie funzioni e ragion d’essere, rendendoli fragili e inadeguati, in una parola lontani, parte di quel tessuto sfilacciato che caratterizza i nostri giorni.
Di estrema importanza le scelte che verranno assunte in merito a riforma costituzionale e legge elettorale. Temi che non scaldano l’opinione pubblica, più affascinata dalle sirene del taglio del numero dei parlamentari. La partita è delicata e complessa, ma al di là delle formule e delle personali preferenze credo che il tema centrale oggi sia abbattere quel muro che separa eletti ed elettori, aumentando la fiducia nelle istituzioni. Purtroppo Matteo Salvini, ancora un po’ incazzato per essersi sfrattato da solo dal Viminale, così si esprimeva pochi giorni or sono a proposito del referendum sul maggioritario: “[…] chi vince governa, chi perde non rompe le palle”. Dissento totalmente.
Dimenticavo: da Roma siamo poi ripartiti, con nostra sorpresa troviamo chiusa la stazione “piramide”, ma un annoiato ferroviere della vicina stazione ostiense ci rassicura “ce stà ‘a navetta ar semafero!”. Roma è sempre una sorpresa, non solo nel sottosuolo.