Sabato 2 marzo, Milano. Ma quanti siamo!? Il pullman organizzato è al completo e questo già è un segnale; a Milano ci andiamo in auto. Scendiamo alla fermata Palestro e già c’è un mucchio di gente, il camion dei “Sentinelli” e quello con la scritta “People” con gli inconfondibili caratteri di Makkox di Propaganda Live, trasmettono musica ad altissimo volume. Il tempo di un toast in un bar della vicina via Salvini (non ne conoscevo l’esistenza e trovo divertente che la manifestazione parta proprio lì davanti) e via Palestro è una bolgia.
E continua ad arrivare gente. Alla fine si parla di 250.000. Suoni, colori, cartelli, bandiere, gente; soprattutto gente, persone. People. È una folla enorme, imprevista e imprevedibile, non certo riconducibile a un’adunata di militanti, piuttosto la risposta a un appello a mobilitarsi intorno a un pensiero che accomuna gente diversa. Gente che rifiuta l’idea di un Italia razzista, arrogante, incompetente, isolazionista e chiede invece accoglienza, rispetto, democrazia, uguaglianza. Invoca il primato dell’umanità: prima le persone, come recita lo slogan della manifestazione.
Domenica 3 marzo. Italia. Ma quanti sono!? A un anno dal drammatico anniversario delle elezioni più disastrose per la sinistra il Partito Democratico rilancia le primarie. Va individuato il nuovo segretario, la nuova fase per il PD. C’è speranza ma anche preoccupazione. Il confronto tra i contendenti in campo non si è certo distinto per visioni e programmi precisi. Zingaretti è da più parti indicato come favorito; riuscirà a superare il 50%? Quanti saranno i votanti? Supereranno o no la fatidica soglia del milione?
Io non ci vado. Fossero primarie di coalizione per l’individuazione di un candidato comune (premier, sindaco …) potrei farci un pensiero, ma qui si elegge il segretario (e quindi la linea) di un partito che non è il mio. Sono stato candidato per LeU, 364 giorni dopo non vado a votare per il segretario del PD. Sarebbe giusto non permettermelo! Che senso ha che venga eletto da chi a quel partito non appartiene? Sono forse i tifosi del Milan che scelgono l’allenatore dell’Inter? Considerazioni personali, quindi di relativo valore e importanza.
Opposte quelle di chi invece a votare ci va per ragioni diverse e comunque rispettabili: partecipare, dare un segnale, orientare scelte… Sta di fatto che gli iscritti al PD sono 374.786 e a votare ci vanno 1.600.000 persone. Comunque un successo, anche qui gente, persone. People.
Un fine settimana intenso, caratterizzato da due momenti importanti, differenti e non sovrapponibili ma carichi di speranze e aspettative. Veltroni, riferendosi al risultato delle primarie, parla di un segnale di luce nel buio della perdita di speranza, mi permetto di estendere la definizione alla manifestazione di Milano. Un segnale che fa seguito ai risultati delle elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna, piccoli ma significativi segnali, anche qui più di speranza che di riscatto e ripresa, quantomeno di “esistenza in vita” di un qualcosa di sinistra, di “sinistra nonostante” nella definizione di Ezio Mauro.
Non so dire quanto effettivamente vacilli la maggioranza giallo-verde, di fatto sta chiaramente mostrando le proprie inadeguatezze. A ciò non corrisponde una perdita di consenso, di indebolimento. Sarebbe sbagliato affermarlo e sperarlo. La destra pare piuttosto tonica; la sfida è aperta e va combattuta sul terreno dell’identità, politica e culturale, dei progetti, dei programmi, dell’orizzonte che vogliamo immaginare e costruire.
L’appello all’unità non basta. Costruire e proporre un’alternativa alle destre significa entrare nel vivo delle idee e delle proposte, non aderire a un cartello, a una sommatoria di sigle. Certo, la vittoria di Zingaretti è un segnale positivo, un probabile cambio di passo, una possibile svolta che in prospettiva può rendere possibili accordi e collaborazione. Vedremo nel prossimo futuro se il cambio di segretario significherà anche cambiare metodi, atteggiamenti e soprattutto linee guida, progetti e proposte.
Il campo è vasto e non mancano i temi di confronto, le domande che dobbiamo porci, le questioni su cui trovare convergenza. Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts candidata alle primarie democratiche del 2020, ha proposto di tassare al 2% i patrimoni compresi tra 50 milioni e 1 miliardo di dollari, e al 3% quelli superiori a 1 miliardo: per la prima volta negli Stati Uniti si parla di introdurre una imposta patrimoniale. Noi abbiamo una proposta (0,8% sui patrimoni superiori ai 3 milioni di euro). Qualcuno è disposto a seguirci?
L’autonomia differenziata rischia di rompere l’unità nazionale e mettere in discussione i diritti di cittadinanza. Ne vogliamo parlare? Vogliamo pensare ad una riforma organica di tutto il sistema delle autonomie locali: Regioni, Province, Comuni? Quarant’anni dopo l’istituzione del Servizio Sanitario nazionale quali riflessioni occorre fare? Il lavoro, io faccio l’artigiano e preferisco dire “i lavori”, può riprendere il primo posto in agenda?
E in Europa? Siamo consapevoli, io credo, che la destra di Salvini &Co. più che a riformarla pensi alla sua distruzione. Il nostro manifesto indica una svolta radicale rispetto alla fase neo-liberista che ha caratterizzato l’ultimo ventennio. Ne vogliamo discutere?
Non ho alcuna intenzione di rientrare nel PD, non credo sia questa la prospettiva. Sto serenamente in un movimento che ha progressivamente delineato il proprio profilo e la propria identità, oggi impegnato in un processo di rinnovamento e ricostruzione. Ricostruzione in primo luogo di un pensiero, di una cultura. So bene che non siamo autosufficienti, così come non lo è il PD, nemmeno quello, speriamo nuovo, di Zingaretti. E altrettanto bene so che occorre oggi impegnarsi nella costruzione di quel che oggi non c’è o perlomeno è ampiamente insufficiente: un luogo di incontro, uno spazio più ampio dei singoli componenti, con un chiaro profilo di sinistra plurale, che abbia ben chiaro che è la destra il vero avversario, che sappia chiudere definitivamente una fase e aprirne una nuova, capace di ricomporre le tante forze disperse e deluse, di dare rappresentanza a un popolo composto di tante anime tra loro divise ma che devono tornare a parlarsi.
Tante di queste persone erano con me a Milano sabato e tante sono andate ai gazebo del PD domenica. I tempi stringono, i buoni propositi saranno presto messi alla prova nei prossimi appuntamenti elettorali, locali e no. Alle amministrative oltre alla buona volontà e ai sacrosanti principi di unità contro il comune avversario conteranno i profili personali dei singoli candidati; uno sforzo maggiore sarà necessario nei riguardi delle elezioni regionali e soprattutto europee, vero banco di prova della volontà di definire obiettivi e strategie comuni.
La partita è complessa, saranno necessarie intelligenza, cautela, generosità, capacità (e volontà) di dialogo. Nelle prossime settimane vedremo cosa sapremo fare. Un’ultima osservazione. I 250.000 della manifestazione, gli elettori delle primarie sono persone vere, e le persone vere hanno bisogno di rispetto, realtà e verità. Scendere in piazza a manifestare, recarsi ad un gazebo a votare hanno, comunque la si pensi, un ben diverso valore da un voto sulla piattaforma Rousseau. Torniamo allora alla vita reale, lasciamo ad altri i tweet, la realtà virtuale, gli slogan, le piattaforme, i capi, la comunicazione che sovrasta le idee … torniamo alla sostanza, non arrendiamoci. Avanti people!