Nella sua relazione, Roberto Speranza ha citato il tema del regionalismo: a mio avviso esso necessita di un po’ più di attenzione e approfondimento.
Legandomi allo sviluppo delle trattative, chiamiamole così, per la costruzione di una lista dei socialisti che in Italia fanno riferimento ai Socialisti e Democratici Europei, ritengo che un elemento caratterizzante, in comune, fatto proprio dalle forze che avrebbero dovuto comporre la lista, avrebbe dovuto essere un netto NO alle eversive richieste di secessione dei ricchi.
Sanità e istruzione pubblica, ricordava Speranza, sono due dei temi che caratterizzano la politica di Articolo Uno.
Ecco, proprio dal mondo della sanità, dal mondo della scuola, si sta sollevando una forte opposizione, nonostante la nostra timidezza, le nostre contraddizioni, nonostante la grave, totale assenza del tema del regionalismo differenziato dalle tematiche proprie del PD. Opposizione forte, del mondo della sanità e della scuola, che va ben al di là della appartenenza politica dei vari soggetti coinvolti. Posizioni che noi NON possiamo ignorare o far finta di non vedere, o minimizzare, o… aver paura di affrontare. O, peggio, contrastare!
Dobbiamo incalzare il PD su questo tema, dobbiamo incalzare noi stessi, per così dire, e fare della battaglia allo scellerato regionalismo differenziato che si sta profilando una nostra bandiera, convinta e ben visibile.
Non credo che adesso possa essere il tempo di importanti ma sofisticati “distinguo”, “autonomia si, ma non così”, et similia. E’ il tempo invece, di dire chiaro e tondo un NO forte e convinto. Una volta azzerato, fermato il percorso, certo, si può ricominciare a discutere: ma opzione UNICA per il nostro partito, adesso, è alzare un muro contro la secessione dei ricchi. Cercare di accattivarsi simpatie degli elettori del Nord su questo terreno, abbiamo sperimentato, purtroppo, NON paga. Anzi!
Il settore Sanità si ribella al progetto di autonomia a trazione leghista. Recente e “spettacolare” la campagna fatta da manifesti che raffigurano una donna malata di tumore avvolta in una bandiera tricolore e una richiesta di aiuto: “Italia non abbandonarci. Vogliamo una sanità uguale per tutti. La salute è un diritto di tutti”. La campagna è promossa dalla Federazione nazionale Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri. Non certo una associazione leninista, come dire! Il regionalismo differenziato, spiegano i medici, potrebbe minare il SSN e i suoi valori di equità uguaglianza e solidarietà. Le richieste dei secessionisti riguardano autonomia sulle scuole di specializzazione, i farmaci equivalenti, i ticket. La libera professione e la distribuzione diretta dei farmaci. Insomma, una vera e propria “eversione”.
Nel campo della Istruzione, nel contempo, sappiatelo tutti, girano statistiche e numeri che mostrano come il finanziamento pro-capite alla scuola del Nord sia inferiore a quello per la scuola del Sud. Molti nostri parlamentari, tra gli altri cito i campani Federico Conte e Michela Rostan, e Massimo Paolucci, europarlamentare, stanno contrastando questa visione.
Ebbene, queste cifre, ancorché apparentemente vere, sono fuorvianti e… false! Il costo pro-capite medio “esposto” è calcolato sul numero di abitanti, e non sul numero di studenti, come invece sarebbe corretto; non tiene volutamente conto che gli stipendi degli insegnanti al Sud sono più alti perché al Sud gli insegnanti in gran parte hanno molta più anzianità, e quindi la spesa per i loro stipendi è maggiore; non tiene conto della spesa per mense e trasporti, che i Comuni del Nord molto più di quelli del Sud, mettono a disposizione (sono sempre soldi per la scuola), e che quindi fa crescere il budget complessivo utilizzato per la scuola al Nord; non tiene conto che in molti paesini del Sud appenninico ci sono classi delle elementari con pochi studenti, per ragioni geografiche e logistiche, e che quindi portano a far crescere la spesa pro-capite per studente al Sud; ecc.
Fortunatamente le sigle sindacali di categoria, quelle confederali e quelle “autonome”, come si diceva un tempo, si sono mosse unitariamente per contrastare la regionalizzazione dell’istruzione, che deve restare uno degli strumenti, se non il principale, di coesione nazionale, di difesa sostanziale dell’unità del paese. E credo che questo debba uscire, con forza e convinzione, dalle conclusioni e dai documenti della Commissione politica, e dalle conclusioni di questa nostra assemblea congressuale. Ed essere uno dei punti fermi della campagna elettorale per le amministrative e le europee.