Allora il “governo giallo rosso” parte, e non è una scommessa: è una sfida difficile e importante che resta l’unica soluzione oggi attuabile per rendere al nostro Paese una prospettiva di svolta e un impegno di rinascita.
L’Italia e l’Europa tirano un sospiro di sollievo, tanta era la stanchezza data dallo spettacolo agostano di Matteo Salvini, tanta l’incredulità di fronte allo spettacolo rozzo e volgare che ci ha propinato lui e alla passività di quello che il 4 marzo 2018 è uscito dalle urne come il primo partito in Parlamento.
C’è voluto e ci vuole coraggio e determinazione, capacità di dialogo e disponibilità e abilità nel concedere compromessi inevitabili, nel non pensare che ora sarà possibile “tutto e subito”, c’è voluta anche la tenacia e la convinzione di chi, come noi, da sei anni siamo convinti che questa possa essere una strada percorribile, da vivere non come strada obbligata, ma come opportunità, noi che anche nuotando in un mare di commenti gratuitamente offensivi e volgari abbiamo sempre rivendicato la validità del famoso streaming, noi che cerchiamo, nel nostro piccolo si intende, ma orgogliosamente, di contribuire alla costruzione di una prospettiva per il Paese.
Personalmente ho già avuto modo di scrivere che una scomposizione e una successiva ricomposizione del quadro politico italiano non solo è oggi auspicabile, ma è proprio necessaria per entrare davvero in una nuova fase, che non può e non deve concludersi guidata dalla fretta che il nostro tempo sembra mettere dinnanzi a tutto, una scomposizione e ricomposizione che non può avere i tempi e i modi dei presunti leader del momento.
Più che mai oggi è necessario che ognuno arrechi il proprio contributo con il coraggio del mantenimento della propria originalità e della convinzione delle proprie proposte, della propria “visione del mondo” rifuggendo dalle semplificazioni tese solo a mischiare, scomporre e ricomporre ammucchiate calcolandone il “saldo”.
Inevitabile un riferimento all’intervista di Matteo Renzi al Messaggero, inevitabile riaffermare che Articolo Uno e il gruppo parlamentare di LeU che partecipa al nuovo governo non possono e non devono partecipare al rimescolamento delle ammucchiate, che senza la rivendicazione e l’orgoglio del proprio portato si annullerebbe quanto invece possiamo dare come contributo al Paese e alla ricostruzione, necessaria e indispensabile, di una nuova sinistra che si ponga come elemento indispensabile in un campo largo di centrosinistra dove solo il superamento, politico e non, degli apparati può portare a nuovi orizzonti.
Renzi nella sua intervista al Messaggero ipotizza una “saldo zero” tra la costituzione dei suoi gruppi parlamentari e il rientro di LeU nel Pd. No: oggi il punto politico della scomposizione e ricomposizione del quadro politico non è questo, non è alchimia di formule e di numeri parlamentari; oggi la questione è la ricomposizione del quadro politico, andando con coraggio oltre quello che oggi è, e oltre quello che alcuni vorrebbero fosse. E non può che essere rappresentato dal superamento, coraggioso e deciso, di formule e formazioni politiche che non sono state in grado di rappresentare gli interessi reali del Paese.
Oggi Articolo Uno è orgogliosamente rappresentato al governo dal suo segretario nazionale, Roberto Speranza. Oggi è il tempo di esercitare la nostra autonomia e la nostra originalità, per la costruzione di un nuovo centrosinistra, andando oltre formule che si sono palesemente dimostrate insufficienti; oggi noi non rientriamo in alcun dove, oggi noi abbiamo il compito di partecipare a una nuova costruzione assolutamente diversa, altrimenti non avrebbe senso il nostro esistere.