Adesso, con la crisi di governo si apre davvero, indipendentemente dal meteo, una estate bollente: una crisi volutamente aperta a camere chiuse per ribadire da parte di Salvini la propria “potenza”, per dimostrare che lui è capace di riaprire il Parlamento con un suo ordine; un’estate bollente nella quale tutti sono messi alla prova, nessuno può nascondersi dietro i popcorn, nessuno può fingere che siano questioni che riguardano altri.
Un’estate bollente innescata perché nessuno vuole essere il responsabile della doccia fredda d’autunno, quando si dovrà presentare alla Ue la legge di stabilità, e ci si dovrà confrontare e misurare con le clausole di salvaguardia (aumento IVA) richieste dall’Europa.
Lo scenario che si apre è complicato: l’approdo che avrà questa crisi non è scontato e non è prevedibile e mette il Paese in una difficile situazione, con la prospettiva dell’impossibilità di licenziare la legge finanziaria entro i termini prescritti e di avviarsi verso un esercizio provvisorio pieno di incognite, con la certezza di non poter contare nulla, in assenza di un governo nel pieno dei propri poteri, nella formazione della Commissione Europea.
Ne va del Paese, e allora è tempo che ognuno si prenda le proprie responsabilità, che la si smetta con i giochini di posizione, con le guerriglie tutte interne ai partiti, oggi la vera sfida è quella di finirla di essere politicanti e di riuscire ad esser statisti, ovvero avere in testa gli interessi del Paese, tirarsi su le maniche e non lasciare solo Mattarella a districarsi in un ginepraio indegno di una democrazia occidentale.
Bene ha fatto Conte, al di là delle volgarità di Salvini nel suo comizio pescarese, a ribadire che è lui a voler rimettere al centro il Parlamento e a chiedere ai Presidenti delle camere di convocare i parlamentari, camere nelle quali ha chiamato Salvini a spiegare come e perché ha deciso che il percorso del governo è arrivato al capolinea.
Bene faranno i leader veri e presunti delle forze politiche ad accollarsi l’onere di essere partecipi di questo passaggio critico e pericoloso e bene faranno tutti i partiti a lasciar perdere il destino personale dei singoli, bene faranno se lasceranno perdere la demagogia e la propaganda e invece si concentreranno su come uscire da questo passaggio.
Tutti oggi, anche chi sa di essere perdente nella contingenza o quantomeno di non poter essere vincente, si dichiarano pronti alla prova elettorale, ma siamo sicuri che questa sia la soluzione più adatta, che si possa andare alle elezioni con il vulnus di un ministro dell’interno che dovrebbe essere il garante della regolarità dell’appuntamento con le urne candidato premier?
La Lega in Parlamento non è oggi maggioranza, i numeri per qualcosa di diverso anche se per forza di cose provvisorio nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama ci sono…