Ricorre in questi giorni il sesto anniversario dell’elezione di papa Francesco. EDB, come annunciato dall’inserto bolognese di Avvenire, BO 7 del 25 Febbraio, offre in dono un volume (La Teologia di Papa Francesco, Fonti, metodo, orizzonte e conseguenze, a cura di F. Mandreoli) che indaga su come l’attuale pontefice non solo sia teologo ma su come nasca e come si sviluppi la sua idea di cambiare il mondo, di realizzare una vera rivoluzione, scardinando gli attuali e perversi equilibri economici e politici. Si troveranno profondità, chiarezza e semplicità del tutto inattese; si troverà, parimenti, il desiderio di condurre fattivamente il mondo verso la pace sociale e la fraternità universale.
È utile per tutti, oggi, saper guardare con speranza al futuro, ridisegnando utopie e sogni che sappiano restituire agli uomini di buona volontà il desiderio di un nuovo ordine globale più giusto e solidale. È un testo che presenta chiari i tratti di una persona forte che, attraversando le antinomie e le contraddizioni della storia (pensiamo alla sua Argentina), ha elaborato un pensiero dialettico capace di fecondare la vita degli uomini di oggi.
Il testo desidera presentare un pensiero forte e fondato per leggere la situazione odierna della Chiesa e del mondo nel dibattito attuale “a partire dalla proposta teologica, ecclesiale e umana di cui papa Francesco è l’autorevole – ma certo non il solo – rappresentante. Alla base del nostro lavoro vi è la convinzione dell’esistenza di una riflessione teologica profonda – non estranea a una sensibilità anche filosofica, storica e politica – presente in papa Francesco.” (Dalla Introduzione di F. Mandreoli).
È necessario il contributo della teologia alla costruzione di una cultura pienamente umana che sia all’altezza delle sfide dell’oggi: l’uomo credente Francesco, con il suo stile di pensare e di affrontare la vita, le sue tensioni e contrapposizioni, le sue crisi e le sue sfide, aiuta a vedere come il Vangelo, cioè la buona notizia che una umanità nuova è possibile, possa rinnovare il mondo, come la misericordia sia la forza capace di sanare le ferite dell’umano; ci mostra come rispondere all’urgenza dell’amore di Dio apra a prospettive di felicità imprevedibili. Il volto in uscita della Chiesa deve essere un volto pieno di gioia, di capacità di portare l’umano alla piena fioritura: “Il Popolo di Dio è pellegrino lungo i sentieri della storia in sincera e solidale compagnia con gli uomini e le donne di tutti i popoli e di tutte le culture, per illuminare con la luce del Vangelo il cammino dell’umanità verso la civiltà nuova dell’amore. Strettamente collegato alla missione evangelizzatrice della Chiesa, scaturente anzi dalla sua stessa identità tutta spesa a promuovere l’autentica e integrale crescita della famiglia umana sino alla sua definitiva pienezza in Dio, è il vasto e pluriforme sistema degli studi ecclesiastici fiorito lungo i secoli dalla sapienza del Popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo e nel dialogo e discernimento dei segni dei tempi e delle diverse espressioni culturali.” (Papa Francesco, Veritatis Gaudium 1, testo sulla riforma degli studi teologici).
I teologi sono ministri decisivi nella vita della Chiesa, collaboratori della gioia dei loro fratelli nella fede e indispensabili costruttori della vera fraternità e della cura del creato che possono nascere dalla ricerca che nasce dalla fede sincera nell’unico Dio: “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere.” (Viaggio apostolico di Sua Santità Francesco negli Emirati arabi uniti del 3-5 febbraio 2019, Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Prefazione). Zaccheo si sente dire Oggi devo venire a casa tua: ogni uomo può ascoltare questo desiderio profondo di Dio di offrire, in Gesù, la sua vita a noi. Ogni gesto e ogni ragionamento del papa fanno emergere questo Vangelo che è entrato nella sua vita e ogni gesto e ogni ragionamento trasmettono la gioia del Vangelo: è il frutto di una lunga maturazione fatta di studio, di preghiera, di sedimentazione delle verità scoperte, di verifica della loro validità nelle crisi della vita.
Il libro si interroga su quali siano queste fonti teologiche (nei contributi di Narvaja, Mandreoli, Galavotti, Whelan) e come Francesco le viva: emergerà “l’esistenza di un metodo, di uno stile teologico e spirituale, che viene utilizzato per leggere la scrittura all’interno della tradizione cristiana, per decifrare – dentro un unico e complesso movimento – la storia passata, il presente, il compito della Chiesa e delle comunità umane” (Introduzione, Mandreoli). Gli ulteriori contributi (Carfora, Tanzarella, Giovannoni, Prodi M.) disegnano un modo di vivere il vangelo, di concepire la Chiesa, di progettare lo sviluppo dell’uomo e della fraternità che si radica nel pensare e nell’agire dell’attuale pontefice. Il lettore avrà più chiaro il disegno di gioia che papa Francesco presenta, a nome dell’unico Dio, ad ogni uomo.
Mi permetto, in questo passaggio, di anticipare almeno un contenuto decisivo per ogni articolo. Un avvicinamento alla comprensione dell’immagine «mitica» di popolo: Bergoglio, Guardini e Dostoevskij (José Luis Narvaja sj): in questo primo contributo si cercano le basi per capire la centralità che il papa consegna alla parola popolo. Se si dovesse scegliere, e scegliendo si estremizza, nella riflessione di Bergoglio il popolo viene prima dell’individuo. Solo focalizzandosi su tale parola si possono capire l’uomo e il suo rapporto con Dio, come può essere trasformato il mondo, come si può vincere l’egoismo che, in qualche misura abita in ciascuno di noi. Occorre una scelta fondamentale: camminare col popolo, vivere la sua stessa vita.
Fabrizio Mandreoli è l’autore di Un approfondimento sull’orizzonte e su alcune radici «europee» della teologia di papa Francesco. Il guadagno più significativo di queste pagine è come il papa abbia metabolizzato l’insegnamento di tanti teologi per arrivare a pensare che “la vita di Gesù è riassumibile nello scambio che salva. Gesù in questo movimento di scambio e riconciliazione viene ucciso fuori dalla città santa come un uomo maledetto insieme a due ladri. In questo modo non è possibile usare Gesù, il messia che riconcilia i vicini e i lontani, per fondare una città degli uomini, conchiusa e composta da uomini omogenei tra loro o rispondenti a un qualche criterio di purezza rispetto a chi estraneo, altro o nemico della città. I cristiani sono invitati ad andare là dove è il Cristo, crocifisso con i poveri e i peccatori, fuori dalla città. Solo una Chiesa che lo segue profeticamente in questo cammino può annunciare il vangelo e farsi prossima agli uomini. È il costante richiamo di Bergoglio verso una Chiesa che sia profetica, in uscita, che raggiunga gli uomini nelle periferie della vita, che non si concepisca come un sistema chiuso, imborghesito, rivolto musealmente al passato, senza profezia, composto da presunti «puri», che «indottrina» la verità per scagliarla contro altri, senza contatto con i poveri, che fugge la «notte» degli uomini e il «nodo del dramma umano».”
Jorge Mario Bergoglio e il concilio Vaticano II: fonte e metodo (Enrico Galavotti) ci conduce in un viaggio affascinante per capire come Bergoglio abbia considerato il Vaticano II. L’autore auspica che l’attuale pontefice sia il Borromeo dell’ultimo concilio: “Si può ben dire allora che, pur senza preoccuparsi di citarlo nelle note a piè di pagina dell’edizione dei suoi interventi, Bergoglio pensa, parla e fa il Vaticano II. Il concilio, insomma, è diventato per lui un elemento culturale così intrinseco da non richiedere riaffermazioni pubbliche”. Su queste affermazioni si auspica che il concilio ci obblighi a ripensare a questi temi: governo della Chiesa, valorizzazione della Chiesa particolare, responsabilità di tutti i christifideles nella missione della Chiesa, ecumenismo, misericordia e prossimità come principio pastorale primario, libertà religiosa personale, collettiva e istituzionale, laicità aperta e positiva, sana collaborazione fra la comunità ecclesiale e quella civile nelle sue diverse espressioni.
Gerard Whelan sj scrive Il metodo teologico e pastorale di papa Francesco, e dimostra che le sue caratteristiche del metodo di Bergoglio, partendo dalla Gaudium et Spes, si snodano “secondo tre punti principali: il suo riferimento al discernimento degli spiriti, il suo uso del metodo induttivo e l’opzione preferenziale per i poveri. Ho anche identificato come Bergoglio sviluppò e approfondì tali caratteristiche nel corso di dibattiti spesso conflittuali con tre diversi sistemi di pensiero: il marxismo, le forme estreme del capitalismo neoliberale e alcuni tipi di teologia deduttivista e centralizzata provenienti dal Vaticano.”
Il quinto articolo è Il metodo di Bergoglio: conseguenze per la teologia (Anna Carfora – Sergio Tanzarella) ci porta, in qualche modo, a considerare come potrà essere la teologia del futuro: “Detto in altri termini, si opera in papa Francesco un passaggio dall’aggiornamento – parola d’ordine di una Chiesa che nel tornante degli anni Sessanta del secolo scorso riconosceva un gap e un ritardo accumulati, per cui si avviava a colmare l’arretratezza – al proporsi come un’avanguardia.” Avanguardia per i temi dell’ambiente (come dimostra la Laudato si’), della pace, della nonviolenza, del dialogo con tutte le altre fedi e culture: occorre essere pionieri e andare avanti.
Marco Giovannoni con il suo Il metodo di Bergoglio: conseguenze per la pastorale e la vita della Chiesa in Italia ci fa compiere un passo importantissimo cercando di rispondere alla domanda: ma tutto questo come può essere applicato in Italia? Il regime di cristianità è finito; “il papa, in alcuni discorsi specifici alla Chiesa italiana, che qui non è possibile riprendere, ha ricordato che la pastorale deve assumere i sentimenti di Cristo: umiltà, disinteresse, beatitudine, compassione, misericordia, concretezza, saggezza” rimanendo lontani da alcune tentazioni, soprattutto legate all’ecclesiocentrismo. Mi sembra che questo articolo debba essere al centro di ogni cammino di aggiornamento della pastorale italiana.
Infine, troviamo Fonti, metodo e orizzonte di papa Francesco a partire dai quattro principi. Applicazioni pratiche per l’oggi (Matteo Prodi). Leggendo il percorso intellettuale e pastorale di Bergoglio si capisce che i quattro principi, universalmente noti dopo la pubblicazione di Evangelii Gaudium, sono davvero centrali e decisivi per capire la fede del papa e il suo modo di concepire la trasformazione del mondo col Vangelo. L’articolo dimostra anche che questi principi funzionano in varie questioni riguardanti il sociale: sarebbe auspicabile che si mettessero in campo concreti esperimenti di evangelizzazione a partire da questa impostazione.
Vorrei concludere riprendendo il vangelo di Zaccheo (Luca 19,1-10), dove vediamo subito che questo capo dei pubblicani, ricco perché ladro, diventa un uomo travolto dalla gioia che il Signore gli offre. Ma come ci arriva? Dobbiamo notare che c’è una collaborazione tra Zaccheo e Gesù, ma sono i gesti e gli atteggiamenti di quest’ultimo a creare questa bellissima scena evangelica. Gesù entra in Gerico, una città che non dovrebbe esistere; questa era la maledizione di Giosuè, dopo averla distrutta, entrando nella terra promessa: nessuno avrebbe più dovuto ricostruirla. Ma Gesù vi entra ugualmente: segno che il Salvatore desidera entrare anche nelle situazioni più scabrose dell’umanità. E attraversa Gerico, cioè prende la vita di questa città sulle sue spalle. Opera lo scambio radicale tra la sua vita e la nostra, proprio per condurci alla pienezza del vivere. Si fa trattare da maledetto, perché noi abbiamo la benedizione di Dio. E poi Gesù amplifica i desideri di Zaccheo, il quale era, forse, semplicemente curioso di vederlo; ma il Nazareno gli dice: Oggi devo venire a casa tua. Devo: è la cosa che più gli preme, è il senso del suo esistere, cioè offrire la sua vita per quel pubblicano peccatore. Zaccheo entra nella gioia piena, perché capisce che finalmente qualcuno, Gesù, si prende cura della sua vita, lo considera come centrale nella sua esistenza.
È questo che consente a Zaccheo di accogliere quell’uomo in casa sua, pieno di gioia. Solo a quel punto diventa capace di una conversione radicale, proprio partendo da ciò che, fino a quel momento, gli aveva occupato il cuore. I suoi beni diventano il luogo in cui dimostra di aver capito la logica di Gesù. Offre quello che ha per i poveri, per i lontani e crea a casa sua un luogo dove vivere la fraternità che è la meta finale alla quale ci vuole condurre il Padre. Questo significa la frase anch’egli è figlio di Abramo. Questa pagina ci mostra come il Vangelo può cambiare il mondo. Ma lo può fare se prende la vita concreta delle persone come il punto di partenza di ogni riflessione. Privilegiando la vita dei più poveri: da loro e per loro deve partire ogni vera e pacificante rivoluzione. Sta alla teologia approfondire questa prospettiva, assieme agli uomini di buona volontà, smascherando gli equilibri perversi dei poteri che governano il mondo, costruendo la pace per tutti, dando una concreta possibilità al bene di crescere. In questo ruolo di profeta (cioè di colui che ricorda il bene possibile che ancora possiamo fare) papa Francesco ci è davvero maestro, per la trasparenza della sua vita, per la semplicità del suo ragionare, per l’eloquenza dei suoi gesti. Sapere che dobbiamo imparare è segno di umiltà sana e costruttiva; sapere da chi imparare è un dono che non sempre la vita ci riserva. Papa Francesco è un dono; questo libro un segnale per un percorso possibile.