Le tesi elaborate da Articolo Uno lo scorso 10 Novembre in vista dell’Assemblea nazionale aperta del prossimo 16 dicembre a Roma, lancia una “OPA politica” sullo scenario italiano in profondo riassetto, specie in vista delle “idi europee di maggio 2019”.
La mia Sinistra con ambizione di governo attraverso un modello socio-economico alternativo al liberismo e al populismo vuole portare avanti quel progetto politico avviato circa due anni fa e che sperava potesse realizzarsi attraverso la trasformazione del cartello elettorale in partito di “Liberi e Uguali”.
In pratica si ritorna, non come ripiego ma con consapevolezza e alla luce dell’esperienza maturata, a quello che fu l’emozionante appuntamento di “Fondamenta” a Milano di maggio 2017, che fece seguito alla grande Assemblea di Napoli di aprile 2017; e non è male!
Decidemmo di essere il seme fondante per la costruzione di un nuovo soggetto politico socialista, civico, democratico e progressista con tesi programmatiche promosse attraverso un appassionato lavoro sui territori. Da allora sono successe tante cose ma non abbiamo cambiato idea. Andiamo pertanto avanti con coerenza e immutata passione.
Ma ora una comune e pronta riflessione va fatta su un punto di impostazione e di strategia politica, a beneficio della chiarezza per tutti e tutte.
In questo passaggio: “La nostra scelta chiara e netta di fondare un nuovo partito socialista e ambientalista, una forza rosso-verde della sinistra italiana”, al capoverso della tesi numero 3 del documento varato lo scorso 10 novembre, credo ci sia un punto da riconsiderare. La connotazione politica di “forza eco-socialista”, tanto meno “rosso verde”, appare debole e inefficace; al limite potrebbe essere usato come spot pubblicitario sui media, ma forse nemmeno.
Da noi, come in tutta l’Europa mediterranea, non ci sono i Grünen, ovvero il partito tedesco dei verdi con una solida storia e tradizione politica autonoma. Oggi sono riusciti a catturare lo scontento o la stanchezza verso i partiti più tradizionali facendosi portatori di un europeismo convinto ma critico; hanno saputo attivare una politica chiara e moderna, attrattiva per i giovani con un ecologismo al servizio dello sviluppo. Così si spiegano gli imprevisti quanto significativi successi riscontrati in Bavaria e in Assia.
In Italia, abbiamo un ambientalismo e pacifismo più spontaneo che strutturato; “alla carta” , del “signor No a prescindere”; senza una chiara impostazione politica di società, ma che di volta in volta si rende disponibile a chi può offrire un posizionamento parlamentare, come registrato anche nelle recenti elezioni nazionali.
Non dobbiamo essere timidi o preoccupati di non essere attrattivi. Sarebbe un pessimo punto di partenza.
Dobbiamo invece ribadire con coraggio che in Italia “manca come il pane”: La Sinistra – Partito per il Lavoro, di governo ma non di testimonianza soltanto.
Una Sinistra che, proprio in virtù di tale ambizione, ha nelle sue viscere: la vocazione alla modernità, il desiderio di indirizzare il futuro, la necessità della costruzione politica europea dei popoli, la prospettiva di un fronte democratico e progressista internazionale.
E perciò orientata a sfidare le trasformazioni epocali in atto con le proprie mani, con la consapevolezza di dover allargare il campo della partecipazione e condivisione politica, ma senza la soggezione e/o timore di dover, almeno in parte, mimetizzarsi.
Sono già nel DNA della nostra Sinistra, come nei laburisti britannici, nei socialisti portoghesi e spagnoli: la conversione ecologica, la green economy, la gig economy, l’innovazione tecnologica e la ricerca applicata. Insomma, il Lavoro inserito nella cosiddetta quarta rivoluzione industriale e nella economia digitale.
Jeremy Corbyn, in uno dei 10 punti del programma con cui sfiderà i conservatori inglesi, parla con chiarezza e ambizione di poter realizzare circa 400 mila posti di lavoro attraverso la green economy. Ma non per questo si proclama “forza eco-laburista”!
Perciò abbiamo bisogno di parlare di “forza di sinistra nuova, autonoma e moderna“. Non si tratta di usare un termine piuttosto che un altro; non è una questione né filologica né semantica. Ma è una questione sostanziale e di identità.
Inoltre, un marcato ammiccamento verso sensibilità informi e poco politiche come dalle nostre parti, finirebbe per scoprirci verso l’ala sinistra più movimentista e di testimonianza senza peraltro un quantificabile guadagno di consenso attinto dalle formazioni ambientaliste, quali ad esempio: Legambiente, Greenpeace, Italia Nostra, che notoriamente non sono monocolore.
Dobbiamo piuttosto acquisire consapevolezza del nuovo “modus vivendi” e della realtà delle cose frutto della modificazione finanche “antropologica” della nostra società italiana, come europea.
La coesione socio-culturale è collassata come il ponte di Genova; ma ora bisogna lavorare “ventre a terra” per recuperarla e per allontanarla dall’individualismo che prepotentemente suggerisce di poter “fare tutto e subito”, con regole ricucite su misura, come nelle corde del populismo autoritario.
Un impegno difficile e gravoso che solo una Sinistra senza se e senza ma, votata a orientare e governare la complessa società italiana può e deve assumersi ma per vincere!
Solo una marcata identità e radicalità consente poi di affrontare alleanze e/o compartecipazioni socio-politiche nella consapevolezza e convinzione di essere “necessari ma non sufficienti”.
Chi non se la sente può anche intraprendere altre strade, magari più convenienti, o ritornare in un rassicurante Aventino.
E poi teniamo presente che, come suggerisce la saggezza popolana napoletana:
“Chi non tene curagge non se cocca che’ femmene belle“.
Per assoluto rispetto della parità di genere, basta solo una correzione finale con la parola “uommene“.