Milano, il punto sulla Città metropolitana: un ente ancora incompiuto

Basilicata e Lombardia

di Gabriele Mandelli
Vice Coordinatore Articolo Uno MDP Città Metropolitana di Milano

Si è svolto l’incontro organizzato da Articolo Uno Mdp della Città metropolitana di Milano,
dal titolo: “Milano, Città metropolitana: a che punto siamo?”.
Ha presieduto l’incontro Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale e hanno
partecipato Arianna Censi, Vice Sindaca della Città metropolitana di Milano, Fabio Arrigoni,
Presidente del Municipio 1 di Milano, Giorgio Cazzola già Consigliere Provincia di Milano, Arturo Bodini Presidente Coordinamento Articolo Uno Città Metropolitana di Milano.
Primo di una serie di appuntamenti, programmati da Articolo Uno Mdp Milanese, per approfondire importanti temi dai quali ripartire per elaborare la propria proposta politica.
La Città Metropolitana di Milano è stata istituita dal 1.01.2015, come effetto della Legge 7 aprile 2014/56, meglio nota come legge Delrio: non si può nascondere che stia attraversando un periodo di difficoltà.
La sonora bocciatura della riforma costituzionale del governo Renzi il 4.12.2017 ha lasciato in
sospeso la compiuta realizzazione delle due città metropolitane, Milano e Napoli, che prevedeva anche l’elezione diretta dei suoi organismi.
Ad oggi la Città Metropolitana di Milano (CMM) sta lavorando, come dimostra l’approvazione del Documento Unico di bilancio o il Piano Strategico quale strumento per la programmazione del territorio; tuttavia, è un ente incompiuto rispetto alla determinazione legislativa ricordata. Il Comune di Milano ha adempiuto alle prescrizioni previste con la modifica del 2015 dello statuto comunale con l’approvazione di un più cogente decentramento amministrativo, trasformando le zone in municipalità con alcuni, seppur ristretti, poteri e sono state individuate le previste zone omogenee in cui suddividere la ex provincia di Milano. Per arrivare alla completa realizzazione della 56/2014 è mancata, da parte del Parlamento, la formulazione della legge elettorale che prevede l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, nonostante le sollecitazioni che Onida e Bodini hanno fatto su alcuni parlamentari del Pd per l’attuazione di quest’ultimo passo: il governo Renzi non ha deliberato lasciando la realizzazione della CMM in mezzo a un guado.
La Città metropolitana deve essere il centro di definizione delle sue diverse e cospicue vocazioni: l’ente che governa un’area vasta deve, con la forza della ragione, attivare una concertazione razionale con tutti gli enti presenti sul territorio per ripartire i benefici e i pesi di una nuova pianificazione territoriale.
Recentemente l’amministrazione Sala ha previsto il biglietto unico tra Milano e i comuni
dell’hinterland raggiunti dalle linee metropolitane.
Il biglietto unico tra la città e i comuni circostanti, che viene chiesto da anni dai cittadini
dell’hinterland, ha suscitato reazioni antitetiche anche se è un passo significativo per la
realizzazione di un equo governo del territorio.
Questo atteggiamento ricorda quello Di Maio che per sostenere l’inutilità della TAV Lione
Budapest la chiama Lione Torino minimizzando l’effetto di una linea che, in funzione, attraverserà quattro Nazioni con il tratto più lungo sul suolo Italiano, depotenziandone così l’effetto mediatico.
L’aumento sarà solo per le singole corse entro il perimetro cittadino che passeranno da 1,50 a 2,00 euro, mentre rimarranno inalterati gli abbonamenti. I cittadini della CMM beneficeranno della tariffa di 2 euro per il biglietto singolo per andare e tornare dai comuni dell’hinterland, ottenendo così un notevole risparmio.
Queste decisioni sono innovative perché vanno verso il superamento di una politica Milano – centrica, allargando la visione a tutto un territorio ben più ampio.
Per costituire istituzionalmente la CMM occorre innanzitutto partire dall’attribuzione del diritto di voto ai cittadini, per renderli protagonisti e promuovere la loro partecipazione alla vita pubblica, tanto più necessaria in un periodo come quello presente di disaffezione per le istituzioni e la politica.
Esigenza riaffermata da tutti i relatori rispetto alle stagnanti politiche attuate dai governi nazionali che troppe volte dimenticano i problemi territoriali.