17 ottobre, alle ore 20:39. Un Luigi di Maio, concitato, nel grande spolvero del migliore linguaggio istituzionale da rappresentante di classe di terza media a cui ci ha ormai assuefatti, presenta la sua.
“+++ È accaduto un fatto gravissimo! Il testo sulla pace fiscale che è arrivato al Quirinale è stato manipolato. Nel testo trasmesso alla presidenza della Repubblica, ma non accordato dal Consiglio dei Ministri, c’è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade. Noi del MoVimento 5 Stelle in Parlamento non lo votiamo questo testo se arriva così. Questa parte deve essere tolta. Non ho mai detto che si volevano aiutare i capitali mafiosi. Non so se una manina politica o una manina tecnica, in ogni caso domattina si deposita subito una denuncia alla Procura della Repubblica perché non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato! +++”
Non è banale interpretare l’ingenuità, la dabbenaggine di questo post. Perchè questa boutade a cui nemmeno i 5S che non siano pigri e stanchi bot da social credono vela un contenuto oscuro.
L’immagine che viene immediatamente in mente è il bambino delle medie che ha consegnato un brutto compito, e al fatidico momento del votaccio sostiene che il compagnuccio invidioso glielo abbia modificato.
Fuor di metafora: questa è evidentemente una goffissima manovra per cercare di fare scarico di responsabilità sull’aver contribuito a scrivere (non certo lui in prima persona, probabilmente con questo post ha raggiunto uno dei più alti livelli mai visti in questa legislatura) un testo che va completamente contro alle idee di fondo che animano il MoVimento 5 Stelle. Le questioni che vengono aperte da questo scarico di responsabilità degno del miglior Totò sono riassumibili come segue:
Nota a margine: il Quirinale ha negato di aver ricevuto qualsivoglia testo. Ci si chiede allora che cosa di preciso Di Maio pensa sia stato modificato. Sembra di vivere in una comica: solo che non pare sia destinata a finire bene.