Dl Dignità: Laforgia, decreto timido ma da noi sì al confronto

Lavoro

“Dignità” è una parola preziosa. Puoi anche usarla come titolo di un decreto e fa molta scena. Ma se non affronti di petto le questioni che hanno calpestato la dignità dei lavoratori, allora non te ne stai occupando per davvero. Per carità, bene aver messo mano alla durata e alle causali dei contratti a tempo determinato. Bene la decisione su delocalizzazioni (era contenuta in una proposta di legge a mia prima firma, presentata nella scorsa legislatura, mai ascoltata). Bene quella sulla pubblicità nel gioco d’azzardo. Ma faccio qualche domanda al Ministro Di Maio. Volete o no disboscare la giungla dei contratti precari e contrastare un vero e proprio sfruttamento, soprattutto delle nuove generazioni? Volete o no reintrodurre l’articolo18 sui licenziamenti disciplinari e collettivi, perché oggi molti lavoratori rinunciano a difendersi anche davanti a un licenziamento senza giusta causa perché è diventato più difficile farlo? Volete o no ragionare di una pensione garanzia per i giovani, che altrimenti saranno i pensionati poveri di domani, con il rischio di smottamento di un intero sistema economico? Volete o no rassicurare sul fatto che non verranno reintrodotti i voucher (oltre l’utilizzo domestico) perché hanno fallito la missione di riemersione del nero e sono diventati una brutta forma di sfruttamento? Volete o no iniziare a ragionare di riduzione di orario di lavoro a parità di salario, perché una società moderna è quella che libera tempo di lavoro, non quella che fa lavorare pochi e con un lavoro poco dignitoso? Volete o no iniziare a riaffermare che il lavoro non si crea manomettendo regole e diritti (come è accaduto con il jobs act che io non ho votato) ma ricominciando a ragionare seriamente di politiche industriali, a partire da un grande piano di investimenti pubblici? Perché se non c’è traccia di tutto questo e un decreto timido come quello appena sfornato viene addirittura mal tollerato dal resto del Governo, allora il consiglio è di tenervi alla larga da parole impegnative come “dignità”. Almeno per ora.

Lo scrive su Facebook il senatore di Liberi e Uguali Francesco Laforgia.