Diego Brignoli: ci serve tempo, ma intanto non restiamo con le mani in mano. #ricominciodatre

#ricominciodatre

di Diego Brignoli, Verbania

In attesa della prossima primavera una questione si aggira prepotente: se, come e da dove ripartire. Le innumerevoli analisi concordano e forse la sintesi più scanzonata l’ha data ancora una volta Bersani: “L’ho detto per primo che c’era la mucca nel corridoio. Solo che abbiamo scoperto che la mucca era un toro e ci è passato sopra”. Fuor di metafora: non è bastato individuare il problema e denunciarlo, occorreva anche trovare la soluzione.

Le indicazioni che abbiamo dato sono state inascoltate, forse perché insufficienti, forse perché imprecise, non chiare. La gente ci ha percepito come una variante del sistema, così il toro ha travolto noi e, ed questa è la preoccupazione maggiore, il pensare di sinistra. Siamo comunque di fronte a vittorie e sconfitte elettorali, differenti dalle vittorie e sconfitte politiche; alla realtà di una società che rimane profondamente ingiusta e disuguale; a un milione e centomila persone che ci hanno votato; alla generosità dei militanti; a una rappresentanza, certo non numerosa, in Parlamento. Queste le basi dalle quali provare a ripartire, con l’umiltà che abbiamo da sempre invocato, con la fermezza delle proprie idee, con il coraggio di affrontare un percorso difficile.

Vorrei tanto si ripartisse da un minimo di rispetto delle idee altrui. Vale per noi, ovviamente, ma vale anche per i nostri numerosi detrattori: sorvolo sulle fesserie dei “leoni da tastiera” che infestano Facebook, ignoro le insulse offese dei vari Feltri e Sallusti, Alessandro e Giovanni, zio e nipote. Chiedo però, anzi, mi permetto di pretendere, rispetto da altri illustri commentatori. Uno su tutti: Eugenio Scalfari. Leggo Repubblica dal primo numero e gli editoriali di Scalfari per tanti anni hanno rappresentato la prima lettura domenicale (l’ultima del sabato notte da quando sono passato all’abbonamento telematico); fa male leggere “[…] la scissione di D’Alema, Bersani e compagnia non cantante, che il 4 marzo ha superato a stento il 3 per cento: un partitino-giocattolino che ha scelto il nome Liberi e Uguali. […]”. No, caro Eugenio, rendo merito alla tua storia, ammiro la tua esperienza e rispetto le tue opinioni, ma non accetto il dileggio. Da te non me lo aspetto, anche da te pretendo rispetto. Indispensabile precondizione per il confronto di idee.

Non pretendo certo solo giornalisti amici, anzi ritengo importanti le provocazioni e gli stimoli dei commentatori politici. Daniela Preziosi, che ricordo aggirarsi interessata a Milano a “Fondamenta”, su “Il Manifesto” è impietosa ma realistica con il suo “Cosa farò da piccola. Sinistra in panne. LeU, rilancio in salita”: la delusione di Grasso riguardo il percorso verso il “partito unitario”; l’invito suo e dei tre segretari ai militanti a organizzare le assemblee territoriali; le assemblee di Sinistra Italiana e Possibile; MdP che lascia decantare e affida a Speranza l’invito ad andare avanti. Verso dove? Si chiede e mi chiedo: aprire ai 5 stelle? allearsi con il PD? Mi auguro che qualsivoglia eventuale futuribile accordo emerga esclusivamente dal confronto su proposte nel luogo a questo deputato: un Parlamento finalmente reintegrato appieno nel suo ruolo, non più esautorato dall’arrogante esuberanza dell’esecutivo.

Al momento il mio timore maggiore sta nel rischio di una generale confusione di “un dibattito che si avviti – cito ancora la Preziosi – a colpi di interviste sui giornali: Civati, Fratoianni, D’Alema, Bersani”. Si delinea la possibilità di un’imminente assemblea dei delegati, ove decidere dello scioglimento delle singole componenti per poi, in autunno, la costituente del nuovo soggetto. Non amo i tempi troppo rapidi, ho fatto mio il vecchio motto dei giocatori di biliardo “calma e gesso”; non vorrei però rimanere tropo tempo a sfregare il gessetto sulla punta della stecca in attesa di decidere la traiettoria da dare alla biglia. Serbo il ricordo del tergiversare intorno al “leader recalcitrante” Pisapia, un tempo forse obbligato, ma troppo lungo, troppo incerto. Può anche darsi che l’autunno sia l’epoca propizia per la nascita del nuovo soggetto politico, auspico però che il tempo non sia una vuota attesa, ma venga riempito di contenuti. Alla lunga, lenta, attesa estiva fece poi seguito la corsa contro il tempo che ci portò il 3 dicembre a Roma per l’investitura di Grasso: inevitabile l’urgenza, così come polemiche e malumori. Intelligentemente superati con gran senso di responsabilità, ma… evitiamoci una riedizione.

Questo sarà il possibile percorso. Nel contempo però non ci possiamo permettere di rimanere con le mani in mano. Primo dovere, a mio avviso, l’appoggio, il sostegno a chi è stato eletto. Non solo formale. Quattordici Deputati e quattro Senatori non sono propriamente una compagine numerosa, sono però i nostri rappresentanti, quelli che siamo riusciti ad eleggere; la presenza di una sinistra in Parlamento. Sarà per loro un lavoro difficile, che rischia di avere scarsa visibilità, scarsa rilevanza, che non può rimanere semplice e isolata testimonianza. Quanto più riusciremo a rimanere collegati, a trasferire loro il nostro sentire e da loro ricevere la realtà della vita parlamentare, ad essere partecipi alle scelte, tanto più possibile sarà dar vita ad una comunità ben più numerosa e ben più consistente del gruppo parlamentare, ammesso che sia possibile costituirlo.

Non mi faccio illusioni; non sarà facile. Esperienze passate, seppur limitate, mi portano a temere che, passata l’euforia della campagna elettorale, specie in presenza di un risultato modesto, i gruppi si sciolgano, si disperdano, intristiti dalla sconfitta, demotivati dal poco seguito. Si tratta ad ogni modo di un compito che non spetta solo a noi, semplici militanti, ma anche ai tanti cha hanno mancato, magari di poco, l’elezione, ma che rimangono una ricchezza fondamentale, un patrimonio di sapere, conoscenza, esperienza, capacità, intelligenza a servizio dell’intero movimento o partito che sia. Non mi riferisco solo a ex parlamentari non rieletti, ma anche a chi ha accettato la sfida (Anna Falcone, per citarne una), ai Parlamentari europei, agli amministratori regionali e locali che hanno scelto di aderire a LeU. Da loro può arrivare un contributo essenziale nell’impegno che abbiamo preso di coltivare e trasmettere una cultura, un pensiero di sinistra.

Infine l’impegno locale dei pochi o tanti aderenti e militanti. Chiediamo da tempo che le istanze vengano dal basso, facciamolo organizzandoci politicamente e tecnicamente nei nostri territori, senza attendere che siano i vertici a dirci che fare. Facciamolo magari inaugurando una nuova stagione, diversa anche nelle modalità di gestione degli incontri: più vivi, dinamici, positivi. Il toro di Bersani ci ha travolti, ha lasciato a terra qualche ferito, ha fatto parecchi danni. Sapevamo di correre il rischio. Ricordo la direzione romana e la frase pronunciata mi pare da Alfredo D’Attorre: rischiamo anche noi di essere travolti dalle macerie del renzismo. È accaduto così, ma un risultato è stato raggiunto: una Sinistra nel nuovo Parlamento continua ad esserci. Non è il nulla, sul nulla è impossibile costruire qualcosa, sulle macerie è solo complicato, maledettamente difficile ma possibile. Proviamoci.

Diego Brignoli, Verbania