Abbattere le disuguaglianze di genere è diventata una questione non rinviabile, sia perché è un problema di giustizia sociale sia perché rappresenta una grande opportunità di sviluppo del paese. Liberi e Uguali è l’unica forza in campo che ha saputo cogliere la sfida per la parità di genere proponendo innanzitutto la parità di salario/guadagno fra uomo e donna.
E’ stato calcolato che le donne nel mondo guadagnano in media il 23% in meno degli uomini: l’ONU definisce questa realtà come il più grande furto della storia.
In generale l’uguaglianza fra uomo e donna, ossia il raggiungimento della parità di genere, contribuisce in modo fondamentale alla crescita e allo sviluppo economico-sociale di un paese. Con la piena integrazione di donne e ragazze la società acquista strategie, idee, prospettive per affrontare meglio le difficoltà e sfruttare nuove opportunità.
L’Italia, secondo parametri calcolati e pubblicati dal Global Gender Gap Report del 2017 del World Economic Forum presenta risultati preoccupanti per la parità di genere. Nella classifica globale del divario di genere – su 144 paesi – l’Italia è scesa, in un solo anno, dal 50_esimo posto del 2016 all’82_esimo del 2017, come mostrato in Tabella 1.
La graduatoria globale è ottenuta dalle diseguaglianze fra uomo e donna nei settori di Economia (Economic partecipation and opportunity), Istruzione (Educational attainment), Salute (Health and survival) e Politica (Political empowerment). Nel Report l’indice sul divario è calcolato in una scala da 0 a 1: “0” totale disparità della donna nei confronti dell’uomo e “1” totale parità. Noi per comodità faremo uso delle percentuali corrispondenti, e con 100% indichiamo la totale parità.
L’indice calcolato non è influenzato dal livello di sviluppo raggiunto dalle donne nei vari paesi esaminati, ma è costruito per valutare la differenza tra la condizione maschile e femminile in termini di accesso alle risorse e alle opportunità.
Dati globali | Economia | Istruzione | Salute | Politica | |||||||||||
Anno | Posto | Punteggio | Posto | Punteggio | Posto | Punteggio | Posto | Punteggio | Posto | Punteggio | |||||
2017 | 82 | 69,2 % | 118 | 57,1% | 60 | 99,5% | 123 | 96,7% | 46 | 23,4% | |||||
2016 | 50 | 71,9% | 117 | 57,4% | 56 | 99,5% | 72 | 97,4% | 25 | 33,1% |
Tabella 1
Secondo i dati del Report 2017 l’Europa Occidentale è l’area che nel mondo presenta l’indice migliore di parità, superando anche l’America settentrionale. Ma l’Italia è al terzultimo posto nella classifica europea con un valore complessivo del 69,2%, come mostrato in Tabella 2. Dietro di noi ci sono solo Cipro e Malta.
Senza la realizzazione di importanti progetti per il futuro, da un semplice calcolo utilizzando i dati del Report, la parità di genere sarà raggiunta per il nostro paese fra 81 anni.
Il valore più inquietante, mostrato dal Report, è che le donne presentano un guadagno stimato del 52% rispetto agli uomini, cioè le donne italiane guadagnano complessivamente la metà dei loro concittadini di sesso maschile. Un dato così preoccupante è dovuto a diversi fattori. Infatti il guadagno è il risultato di un calcolo che tiene conto di:
- Disoccupazione femminile. Le donne occupate e attive sono meno degli uomini. Nel nostro paese solo la metà delle donne è occupata, 48,8% (dati ISTAT) ben lontana dal 66,8 degli uomini, con una popolazione femminile attiva pari a 54,1% e una maschile del 74,1% (dati ISTAT).
- Lavoro non retribuito. Ad esempio le donne svolgono 300 minuti al giorno di lavoro non pagato, a fronte di 100 minuti degli uomini, per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali (dati OECD 2016). Il 71% delle ore di lavoro non retribuito, pari quindi a 50,6 miliardi di ore, è stato svolto da donne. Nonostante che le donne istruite siano sensibilmente più numerose degli uomini.
- Segregazione orizzontale. Lavori part-time a maggioranza femminile, lavori a basso costo, orari più brevi e meno straordinari.
- Segregazione verticale. Esiste una discriminazione nelle carriere e negli incentivi. E quindi difficoltà a raggiungere posizioni apicali in ambito sia pubblico sia privato.
Tabella 2
Europa Occidentale | ||
Nazione | Posto | Punteggio |
Islanda | 1 | 87,8% |
Norvegia | 2 | 83,0% |
Finlandia | 3 | 82,3% |
Svezia | 5 | 81,6% |
Irlanda | 8 | 79,4% |
Francia | 11 | 77,8% |
Germania | 12 | 77,8% |
Danimarca | 14 | 77,6% |
Regno Unito | 15 | 77,0% |
Svizzera | 21 | 75,5% |
Spagna | 24 | 74,6% |
Belgio | 31 | 73,9% |
Olanda | 32 | 73,7% |
Portogallo | 33 | 73,4% |
Austria | 57 | 70,9% |
Lussemburgo | 59 | 70,6% |
Grecia | 78 | 69,2% |
Italia | 82 | 69,2% |
Cipro | 92 | 68,4% |
Malta | 93 | 68,2% |
Da questa situazione si evince che anche nei luoghi di lavoro dove il personale femminile e maschile prende lo stesso salario, come nel lavoro dipendente pubblico e privato definito dai CCNL, il divario di stipendio esiste.
Naturalmente lavorare meno ore e percepire stipendi più bassi si riflette sulla qualità delle pensioni: le donne ricevono una pensione più bassa rispetto agli uomini.
Secondo dati Eurofund 2016, in Italia il divario costa al nostro paese 88 miliardi di euro (5,7 % del PIL), e 51 miliardi di euro (3,3% del PIL) se si considerano solo le donne attive.
Da quanto descritto si deduce che è essenziale per tutti conquistare le pari opportunità, al fine di realizzare economie inclusive, solidali e dinamiche non a beneficio di alcuni fortunati ma “Per i molti e non per i pochi”.
Secondo Liberi e Uguali “La parità di salario tra uomo e donna è una priorità assoluta perché rappresenta una delle sfide più importanti per il futuro del Paese”.,
In questo contesto, LEU intende perseguire politiche potenti per la parità di retribuzione uomo donna:
- realizzare un piano straordinario per l’occupazione femminile allo scopo di abbattere la disoccupazione delle donne,
- abrogare le leggi di lavoro precario, compreso il Jobs Act e il Decreto Poletti, che comportano lavori a basso reddito e facili licenziamenti a danno di giovani madri e donne in attesa di un figlio,
- aumentare il congedo parentale dei padri fino a 15 giorni, che può portare risultati positivi nella divisione del lavoro domestico,
- facilitare la conciliazione famiglia-lavoro e incrementare i servizi come asili nido e scuole per l’infanzia in ambito pubblico. Infatti, è noto che l’occupazione femminile è più alta nei paesi europei e nelle regioni italiane che offrono maggiori servizi alla famiglia,
- favorire l’accesso delle donne in posizioni apicali in ambito pubblico e privato, al fine di infrangere quel soffitto di cristallo ancora molto solido.
- riconoscere a fini pensionistici il lavoro di cura familiare e di assistenza ai disabili e agli anziani.
Liberi e Uguali ha voluto rispondere con proposte politiche efficaci e importanti all’appello fatto dalle donne per accelerare il raggiungimento dell’uguaglianza di genere. L’obiettivo è di dare priorità al conseguimento della parità di guadagno, un imperativo “senza se e senza ma” per la libertà e l’autonomia delle donne.