Guerra: corte Strasburgo condanna Italia per violazione diritti umani di una quindicenne

Italia

“Il primo febbraio la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 3 (Nessuno può essere sottoposto a tortura o trattamenti inumani e degradanti) e dell’articolo 8 (Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare)”.
Lo dichiara in una nota Maria Cecilia Guerra, capogruppo di Articolo1 Mdp – Liberi e Uguali.

“La sentenza riguarda una vicenda avvenuta nel 2014, quando V.C, all’epoca quindicenne, era finita in un giro di sfruttamento di prostituzione minorile. I suoi genitori si erano rivolti al Tribunale dei Minorenni e ai servizi sociali, eppure è passato un anno prima che la ragazza fosse collocata in una comunità protetta. Nel frattempo però la ragazzina aveva subito uno stupro di gruppo, in seguito al quale i suoi genitori si erano rivolti alla Corte di Strasburgo, assistiti dalle avvocate Titti Carrano e Sara Menichetti – spiega Guerra – La Corte ha riconosciuto dunque che lo sfruttamento della prostituzione e lo stupro sono comportamenti assimiliabili a tortura e gravi violazione della vita privata. Un dramma che si sarebbe potuto evitare se il Tribunale per i Minorenni e i servizi sociali si fossero mossi tempestivamente. Non è sufficiente, infatti, che le leggi prevedano strumenti di tutela, è indispensabile anche che essi vengano adottati in tempo utile e ragionevole per proteggere una minorenne particolarmente vulnerabile”.
“È necessario ora che il Governo si assuma le proprie responsabilità e che siano adottate concretamente misure di prevenzione della violenza sulle donne previste nella Convenzione di Istanbul, che il nostro Paese ha recepito ma non attuato. I tagli al welfare, ai servizi sociali, la mancanza di formazione di professionalità specifiche, mettono a repentaglio la sicurezza e la salute di moltissime donne di ogni età esposte alla violenza. Il contrasto e la prevenzione della violenza maschile sulle donne è stato sempre un mio impegno prioritario, e lo sarà vieppiù nella prossima legislatura. Questo è un fenomeno strutturale, trasversale e pervasivo, largamente sottovalutato dalle istituzioni, anche quelle che sono chiamate ad agire nei casi concreti celeremente e con sensibilità. Le petizioni di principio contro la violenza sono inutili, e perfino offensive, se non sono accompagnate da un’azione coerente, prolungata nel tempo e verificata nei risultati”, conclude.