Approvata all’unanimità la legge sui testimoni di giustizia. È l’ok definitivo – in Senato – che rafforza le tutele e mette fine alle improprie sovrapposizioni con la figura, ben diversa, del collaboratore di giustizia.
“Il testimone di giustizia ha un ruolo fondamentale nel mettere in crisi il modello mafioso e per questo corre gravi pericoli”, spiega la senatrice Lucrezia Ricchiuti (Liberi e Uguali), membro della Commissione Parlamentare Antimafia.
La senatrice Ricchiuti, intervenendo in aula, ha ricordato alcune tristi vicende, come la storia di Rita Atria “che stava offrendo alla giustizia un contributo importante e si era affidata a Paolo Borsellino” ma che “a seguito dell’eccidio di via D’Amelio, si sentì disperatamente sola e si tolse la vita” e quella di Lea Garofalo “uccisa a Milano dall’ex convivente Carlo Cosco nel 2009” e il cui corpo è successivamente stato fatto a pezzi e dato alle fiamme in un capannone alle porte di Monza.
“Potrei continuare a lungo; le storie dei testimoni in pericolo sono percorsi di rovina, di abbandono, di tradimento sottile e di burocratica solitudine” ha ammonito la senatrice brianzola di Liberi e Uguali rivolgendosi ai colleghi dell’emiciclo.
“La legge – spiega ancor Ricchiuti – costituisce certamente un passo in avanti, ma altri ne dovranno essere fatti”.
Ricchiuti si riferisce soprattutto alla pubblicità della identità dei testimoni di giustizia: “In questo poteva essere fatta una scelta più coraggiosa, stabilendo che per i testimoni di mafia l’identità rimanesse segreta”.
“Monitorerò affinché nell’applicazione pratica non vi siano pigrizie e malafede” ha, infine, concluso la senatrice brianzola.