Rimini: Guerra, grave fallimento educativo e culturale che riguarda tutti noi

Sociale

“L’arresto di tre ragazzi minorenni di origine straniera ma nati, cresciuti e scolarizzati qui e accusati di avere stuprato due donne a Rimini lascia sgomenti e preoccupati. Quando persone così giovani commettono delitti così violenti e feroci, va riconosciuto un grave fallimento educativo e culturale che riguarda tutti noi, poiché la violenza maschile e la discriminazione delle donne sono un elemento strutturale, trasversale e diffusissimo nel paese in cui viviamo, e di cui lo stupro è una delle manifestazioni più atroci”. Lo dichiara in una nota Maria Cecilia Guerra, capogruppo al Senato di Articolo 1 – Movimento democratico e progressista.

“I racconti delle amiche dei giovani che hanno confessato gli stupri, e che vengono riportati oggi dai giornali, confermano e rendono ancora più desolante questo quadro – aggiunge – I ragazzi avevano atteggiamenti violenti, intimidatori e sessisti già da tempo, le ragazze ne avevano paura. Eppure hanno continuato a frequentarli, non si sono rivolte agli adulti in cerca di consiglio e supporto, non hanno parlato con i genitori o con gli insegnanti. Hanno sottovalutato il rischio, hanno pensato che nessuno le potesse aiutare. Oppure hanno temuto che i comportamenti aggressivi e sessisti dei loro amici fossero colpa loro, perché la violenza sulle donne in Italia e non solo è socialmente tollerata, sminuita e giustificata, e una ragazza che subisce violenza “se l’è cercata”, per come era vestita o per quello che aveva bevuto”.

“E’ di importanza vitale mettere fine alla complicità con la cultura sessista e violenta, educare maschi e femmine fin dalle elementari al rispetto reciproco, usando fermezza contro il sessismo e la sopraffazione nella scuola, nei luoghi della socialità giovanile, in famiglia – conclude Guerra – Questo compito non può essere lasciato alla buona volontà delle donne ma deve essere assunto con forza e decisione dalle istituzioni e dagli uomini, che per primi sono tenuti e riconoscere la violenza e a combatterla sul piano culturale, educativo e sociale, isolando e stigmatizzando i sessisti e i violenti, che siano colleghi d’ufficio che fanno battute oscene oppure esponenti politici che strumentalizzano questi drammi per la loro misera propaganda”.