Il cardinal Dionigi Tettamanzi è morto. Sarà ricordato come un grande pastore della Chiesa ambrosiana e della Chiesa italiana. Sin dall’inizio del suo episcopato ci ha indicato ciò che più gli stava a cuore: la fraternità e il dialogo fra le persone e il fatto che «i diritti dei deboli non sono affatto diritti deboli». Questa sua innata capacità di dialogo e di apertura agli altri ha contraddistinto tutta la sua vita ed in particolare si è espressa da vescovo di Milano. Negli anni in cui molti, anche fra credenti e devoti, vedevano i famosi “ristoranti pieni”, egli seppe dare ascolto alla maggioranza della società che avvertiva nella propria carne viva i morsi della crisi, dell’impoverimento e dell’esclusione sociale.
Questo suo continuo dare ascolto ai diritti dei più deboli lo portò nella notte di Natale del 2008 a lanciare il Fondo Famiglia Lavoro per coloro che erano finiti in difficoltà a causa della crisi. Un gesto profondamente pastorale con un valore simbolico e una finalità primariamente educativa, e nel contempo “politico”, capace di parlare alla città, di condividerne i problemi e di esortarla a una solidarietà concreta e strutturata, senza chiusure, con l’apporto di tutti coloro che erano su questa sua stessa lunghezza d’onda, che avvertivano l’avanzata della più grande crisi e economica e finanziaria della storia e che non facevano altro, magari quello che le mode e il conformismo invitavano a fare. Non fu dunque dovuto al caso il coinvolgimento delle Acli milanesi, insieme alla Caritas ambrosiana nella gestione del Fondo Famiglia Lavoro.
Il cardinal Tettamanzi è stato un importante riferimento per la Chiesa italiana e non solo, anche nei precedenti incarichi in Cei e alla guida della diocesi di Genova. La sua linea pastorale, sicuramente anticipatrice di alcune importanti svolte in atto nel pontificato di papa Francesco, si può riassumere in una espressione che il cardinal Tettamanzi adoperò al congresso delle Acli di Milano ne 2008: «chiarezza nell’affermazione dei valori e coinvolgimento forte nell’assicurare le condizioni di realizzazione dei valori stessi. Chi può negare che la vita è un valore fontale rispetto a tutti i diritti e doveri della persona nell’ambito della società? Ma per essere vissuto ha bisogno di accoglienza, di protezione, di abitazione, di lavoro, di libertà, di educazione, ecc. Di tutto questo ci si deve sentire responsabili e impegnati se vogliamo coerentemente e realisticamente affermare il valore della vita».
Anche riflettendo su quella che egli definiva una «stretta alleanza tra l’affermare il valore e l’operare per le condizioni che lo rendono possibile e praticabile» è scaturita e si è diffusa l’idea di rendere possibile una alleanza contro la povertà in Italia che di lì a pochi anni sarebbe sorta. Le occasioni di incontro e di collaborazione che ho avuto con lui mi hanno molto aiutato e reso più consapevole di cosa comporti la responsabilità del laicato sia nella vita personale, professionale che in quella sociale, politica, pubblica e delle troppe omissioni che ci sono.
La lezione e la testimonianza del cardinal Tettamanzi ci accompagnano e sono preziose per i cattolici e tutte le persone di buona volontà, che riconoscono un lui un maestro e una guida nell’attraversare e combattere la crisi attuale, rendendo ragione della speranza cristiana.