Un’ideona, quella dell’assessore della Giunta di destra di Venezia, Renato Boraso, di sopperire all’esclusione dai fondi PNRR la contestata realizzazione del “Bosco dello sport” a Tessera con la vendita della “Giuditta II”, uno dei capolavori di Gustav Klimt, presentata nel 1910 alla IX Biennale e acquisita alle collezioni d’arte moderna del museo di Ca’ Pesaro.
Puntualmente il nostro ha dovuto innestare poi la retromarcia, dopo che probabilmente gli è stato spiegato che la sua proposta violava più di qualche norma che in questo paese tutelano le opere d’arte e preservano l’integrità delle collezioni, tanto più se di proprietà di un pubblico museo. Per inciso, sgomenta nella polemica la completa afasia della Fondazione Musei Civici, potenzialmente defraudata del proprio patrimonio.
Non se ne farà giustamente nulla, ma dalla vicenda è giusto trarre due dati di valutazione generale, al netto del quarto d’ora di celebrità che l’assessore si è ritagliato: la prima fa riferimento alla protervia nel difendere l’indifendibile, e cioè la scelta di finanziare con le risorse del PNRR opere infrastrutturali che nulla hanno a che vedere con il “Next Generation EU” e che, nei fatti, riorienterebbero gli equilibri urbani della città senza un dibattito pubblico e senza una vera scelta di programmazione. Va da sé che, se venisse confermata l’estromissione del progetto di Tessera da parte della Commissione Europea, l’amministrazione comunale avrebbe esposto non solo la città, ma l’intero paese ad una imbarazzante figuraccia di fronte all’intera Unione Europea.
L’altra riflessione fa riferimento alla conclamata inadeguatezza della classe dirigente che oggi amministra la città di Venezia: priva di un’idea strategica di città, volta ad assecondare la monocultura turistica, per niente preoccupata di una terraferma i cui segnali di degrado urbano e sociale sono sotto gli occhi di tutti. Poiché nei sistemi democratici l’avvicendamento di una classe dirigente si compie presentando un progetto di alternativa in grado di conquistare la maggioranza del voto degli elettori, sono maturi i tempi per aprire il cantiere dell’alternativa alla destra veneziana, in grado solo di rimediare perdite di credibilità alla città e al paese.
Il segretario regionale Articolo Uno Veneto – Gabriele Scaramuzza
Il segretario metropolitano Articolo Uno Venezia – Gianluca Trabucco