Brescia: Appunti in rosso, il libro di Paolo Pagani sulla storia del Pci

Brescia

È uscito in questi giorni il nuovo libro di Paolo Pagani: Appunti in Rosso. Per una storia del PCI a Brescia (1945/1979).

Si tratta della prima ricostruzione organica della storia dei comunisti bresciani. Il volume è arricchito da un inedito apparato fotografico e da decine di biografie di militanti e dirigenti. Le biografie vogliono saldare il debito di riconoscenza verso questa razza di rivoluzionari di professione, sui quali non può cadere la coltre della damnatio memoriae.
Non è solo una storia dei gruppi dirigenti ma molte pagine sono di storia materiale, che si soffermano sulla mentalità del militante, sulla sua socialità, sulla vita quotidiana del partito.
Ne esce lo spaccato di un partito che, nonostante ripiegamenti settari, non è mai stato subalterno, non ha mai accettato il ruolo che le classi dominanti volevano assegnargli, in una zona bianca. Un partito la cui spina dorsale sono, nell’immediato dopoguerra, giovani operai ex partigiani, portatori di un’etica del lavoro coniugata alla coscienza di un ruolo insostituibile nella produzione che ne hanno fatto i principali costruttori dei reticoli di solidarietà e delle lotte.
Il libro infatti intreccia la storia del partito a quella delle lotte operaie e contadine. Che in alcuni passaggi hanno visto Brescia essere l’avamposto del movimento operaio italiano. Dove i processi di ricostruzione dell’unità sindacale hanno anticipato Milano e Torino. La mobilitazione che ha portato all’abolizione dell’odioso premio antisciopero alla Fiat è partita dall’Om di Brescia. Così come negli anni Settanta, la Fiom, sotto la direzione di Claudio Sabatini, ha condotto alcune vertenze sul decentramento produttivo che  hanno fatto scuola a livello nazionale. Prima di Sabattini da Brescia era passato un altro futuro segretario nazionale della Fiom, Pio Galli, che ha lasciato un’impronta decisiva per mettere sui giusti binari il rapporto tra partito e sindacato, in una realtà dove per un quindicennio vigeva una concezione ferrea della cinghia di trasmissione.
Lo studio poi segue l’evoluzione del partito da forza di pura opposizioni anche propagandistica a partito di lotta e di governo. Un percorso che ha avuto i principali protagonisti in Bruno Sclavo, segretario provinciale dal 1956 al 1960, e soprattutto, in Adelio Terraroli, segretario dal ’60 al ’68, e poi parlamentare.
Un percorso che ha preparato il grande sviluppo degli anni Settanta, avvenuto in termini anche superiori al dato nazionale. Con una esperienza amministrativa, tra il ’75 e l’80, di caratura nazionale: le cosiddette giunte aperte con il PCI in maggioranza. Esperienze che hanno segnato un salto di qualità enorme nelle realizzazioni concrete e affermato un rapporto tra le forze popolari cattoliche e le forze della sinistra, foriere di sviluppi positivi a metà degli anni Novanta, con la sindacatura di Martinazzoli (’94/98), antesignana dell’Ulivo.
La ricerca si ferma al 1979, che è una data periodizzante perché lì finisce il lungo dopoguerra italiano.
Il volume verrà presentato in vari comuni della provincia nelle prossime settimane.
Il libro è in vendita alla Nuova Libreria Rinascita.