Abbiamo scommesso tutto in questi anni sull’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Anche quando da una parte e dall’altra ci prendevano per pazzi o per visionari. E io sono per continuare a lavorare in questa direzione, perché abbiamo sperimentato negli anni una profonda sintonia tra di noi sulle scelte politiche fondamentali.
Non c’è un motivo perché debba incrinarsi una prospettiva comune di governo che nei due anni e mezzo difficilissimi del Governo Conte 2 ha avuto il merito di gestire con equilibrio e competenza il Covid-19, di dare risposte alle fasce più deboli della popolazione colpite dalla crisi, di garantire la difesa di alcuni beni pubblici fondamentali, di condurre una trattativa difficile in Europa e di ottenere Next Generation Eu, il più grande piano di investimenti pubblici dell’ultimo mezzo secolo.
Rivendico quell’esperienza di governo e penso che dobbiamo difendere a testa alta i risultati ottenuti. E non immagino un campo progressista amputato da una qualsiasi di quelle forze che hanno dato vita a quell’esecutivo, a maggior ragione se si tratta del Movimento guidato da chi allora dirigeva il paese da Palazzo Chigi.
Chiaramente un’alleanza si concepisce come tale se è il punto di incontro tra soggetti autonomi, non se è una caserma dove non passa l’aria. E dunque un chiarimento tra Conte e Draghi è indispensabile e non si può affrontare questo passaggio con una scrollata di spalle. La politica non è mai una seccatura.
Ma se posso dare un consiglio al leader dei Cinque Stelle è il seguente: alza la palla sui contenuti, non farti schiacciare sull’illusione della catarsi della rottura.
È quello per cui tifano tutti quelli che hanno lavorato alacremente per scalzare Giuseppe Conte dal governo del paese. Ora vogliono completare l’opera e schiacciare Conte e M5S sull’estremismo, dipingendoli di volta in volta come irresponsabili, filoputiniani, populisti, sovranisti, antiatlantisti, addirittura attentatori della sicurezza nazionale.
Cacciare i Cinque stelle e trasformare il campo progressista in un campo di macerie per rendere le larghe intese l’unico destino possibile anche nella prossima legislatura.
Lavoriamo insieme invece per portare a casa negli ultimi mesi di questo esecutivo provvedimenti sociali utili a chi lavora e a chi ha subito più di tutti i colpi della crisi. A partire dai salari e dalla difesa dei beni comuni fondamentali. Con determinazione e senza fare sconti a una destra che dentro e fuori dal Governo suona sempre la stessa musica: meno diritti e meno uguaglianza.
Lo scrive su Facebook Arturo Scotto, coordinatore politico di Articolo Uno.