“Con la legge sui benefici penitenziari per i cosiddetti reati ostativi la Camera fa una buona riforma. L’indicazione della Corte costituzionale è stata recepita con equilibrio, introducendo delle modifiche che trasformano quella che era una presunzione assoluta – collegata alla sola scelta della collaborazione – in una presunzione relativa, che non discrimina i detenuti per i quali la collaborazione è stata “ impossibile o inesigibile “, mettendoli in condizione attraverso un percorso rigoroso di dare comunque la prova della rescissione dei loro rapporti con la criminalità e del rischio dì una ripresa degli stessi”.
Lo dichiara Federico Conte, deputato di Liberi e Uguali, componente della commissione Giustizia e della commissione Antimafia, che è intervenuto nell’Aula di Montecitorio in dichiarazione di voto sulla proposta di legge in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia.
“Con la riforma di oggi abbiamo tenuto in equilibrio l’esigenza dì garantire la sicurezza sociale e il dovere di garantire l’umanità e la funzione rieducativa della pena garantiti dall’art. 27 della costituzione. È stata anche l’occasione per distinguere i reati di associazione criminale, terroristica ed eversiva da quelli monosoggettivi, come i reati contro la Pubblica amministrazione, che ai primi erano stati ingiustamente equiparati con la legge 3 del 2019, la cosiddetta Spazzacorrotti. Con una specifica norma abbiamo infine messo in evidenza che la norma non si applica ai detenuti al regime speciale del 41 bis, che a quasi trent’anni della morte dì Falcone e Borsellino, rimane un presidio dì sicurezza e legalità“.