Che mandato ha avuto l’attuale amministratore delegato della Rai dal presidente Draghi che, grazie ad una legge di Matteo Renzi, ha avuto la possibilità di nominarsi chi voleva a capo dell’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo? Siamo sicuri che il presidente Draghi abbia scelto chi riteneva essere il migliore. A lume di naso però sembra che la missione fosse quella di risanare i conti e basta. Obiettivo meritorio ma che, come sanno tutti, rischia di snaturare la programmazione.
Bene fa Fuortes a richiamare l’attenzione sulle questioni di bilancio per riportare a normalità i costi esterni, ma i direttori di rete devono metterci del loro e non penalizzare le produzioni che maggiormente assolvono al ruolo di servizio pubblico. Certo che è molto più facile tagliare le spese legate al prodotto, anziché mettersi pazientemente a cercare gli sprechi che molto spesso servono ad alimentare il clientelismo.
Qualcuno ha detto all’Ad che c’è una larga fetta di dipendenti che ha una vertenza aperta con l’azienda ed ha ottime probabilità di vincerla? Solo per citarne uno di spreco. Questo perché in Rai si stenta molto a rispettare i contratti di lavoro. E varrebbe la pena chiedersi se l’ufficio del personale sia in grado di fare il suo lavoro. Ma queste sono tutte questioni che aspettano risposte da troppi anni e che nessuno se la sente di affrontare con decisione.
Insomma, sarà pure una frase fatta, ma i debiti della Rai, accumulati da dirigenze inadatte, non li devono pagare i lavoratori e men che meno il pubblico.