Guerra: approvare subito la legge sul doppio cognome

Sociale

“Sette disegni di legge, una sentenza della Consulta tre anni fa, un’opinione femminile (ma non solo) largamente favorevole, più di 2.500 l’anno richieste all’anno in Italia di aggiungere il cognome materno non hanno ancora portato a una legge che permetta di attibuire ai figli il cognome della madre oltre a quello del padre. Ora, con la possibile fine anticipata della legislatura, questa legge potrebbe non essere mai votata. Ci uniamo dunque alle Associazioni di donne, alle giuriste, alle femministe, a tutte e tutti coloro che chiedono di mettere celermente la legge sul doppio cognome all’ordine del giorno in Parlamento e celermente votarla”.

Lo dichiara Maria Cecilia Guerra, capogruppo di Articolo 1 – Movimento democratico e progressista al Senato.

“Si tratta di un provvedimento di notevole valore simbolico, che ha conseguenze anche sul piano culturale e pratico. Crescere venendo identificate nella società attraverso il solo cognome paterno, essere riconosciute socialmente solo grazie a una figura maschile, può condizionare le donne al punto tale che può diventare più difficile sentirsi rappresentate da una donna in politica – prosegue Guerra – La mancanza di una legge che consenta ai figli di adottare anche il cognome della madre lede i diritti della madre, già così a repentaglio, e la relega in una condizione di marginalità. Non solo: siamo in aperta violazione dei principi della CEDU ratificata dall’Italia nel 1955; continuiamo a ignorare le risoluzioni e le raccomandazioni del Consiglio di Europa del 1978 e oltre, in merito ai diritti delle donne anche relativamente al cognome dei figli; abbiamo sottoscritto e ratificato ma non applicato la CEDAW, che contiene un esplicito riferimento al cognome ed è in vigore in Italia dal 1985; infine in molti paesi europei sono state introdotte da tempo varie riforme tese a eliminare ogni disparità in materia di cognome”.

“E’ arrivato il momento di approvare in fretta una normativa chiara e certa sulla possibilità di scelta del cognome, che sia quello del padre o della madre o di entrambi, così che sia superata l’attuale legislazione, figlia di una visione della famiglia superata dai tempi e dall’attuale organizzazione sociale”, conclude la capogruppo di Articolo1.