Sono bastate poche ore di blackout delle principali reti di comunicazione social mondiali per gettare nel panico centinaia di milioni di persone e per produrre milioni di dollari ed euro di spese impreviste, per fare andare nel panico milioni di persone che si sono sentite “escluse” da ogni contatto, da ogni possibilità di interagire, di essere parte del mondo dalla propria solitudine.
Lasciamo ai sociologi l’esame di questo aspetto, che pure abbiamo ben presente perché ci siamo dentro tutti, e cerchiamo di mettere a fuoco l’aspetto economico e finanziario dovuto al fatto che una sola società, quella che fa capo a Mark Zuckerberg, ha in mano e gestisce una parte di assoluta rilevanza delle comunicazioni nel mondo intero, sulle quali si poggiano milioni di attività e dalle quali dipendono milioni di posti di lavoro, al potere che ne deriva e che viene utilizzato anche per scopi illegittimi quali la vendita di dati personali, l’orientamento occulto dei consumi, il controllo di ogni scambio di parole e di opinioni e anche di decisioni.
Un vero e proprio monopolio mondiale sul quale si basa gran parte dell’interconnessione che è il centro della globalità planetaria, dalla quale dipendono scelte e strategie, un potere enorme che viene utilizzato per la creazione di profitti sempre maggiori e che è del tutto al di fuori da qualsiasi controllo tanto delle istituzioni internazionali quanto da quelle nazionali, che sfugge ad ogni regolamentazione e che decide in proprio al di sopra e al di là delle regole e delle legislazioni i criteri e le modalità di regolamentazione degli strumenti posseduti e del loro utilizzo.
Gli scandali e le denunce venute a galla hanno smascherato da tempo la presunta terzietà delle grandi reti di comunicazioni, dalla vicenda Cambridge Analytica all’ultima denuncia di France Haugen ex dipendente Facebook in relazione alla sicurezza dei dati e al privilegiare a questa i profitti della società.
La grande rete di comunicazione telematica e i dati che in essa sono contenuti costituiscono un insieme troppo forte e allo stesso tempo troppo fragile per essere nelle mani di un unico soggetto, per non essere sottoposto a controlli e a condivisione da parte di autorità terze, per essere esclusivamente strumento di accumulazione di potere e di denaro.
La questione della proprietà e gestione di una rete globale di comunicazione in capo ad un solo soggetto è la questione del capitalismo che ha già dimostrato nel 2008 il suo fallimento che ancora stiamo pagando e subendo e della necessità di rompere catene e lacci che impediscono uno sviluppo armonico e condiviso perché è chiaro che questo stato di cose è preludio ad ulteriori gravissime crisi che potrebbero essere non sopportabili.