La cosa che immediatamente salta agli occhi, di Memoria e futuro della salute in città – Passeggiate nei luoghi della sanità a Roma, è la completezza. La ricca documentazione di riferimento e l’organicità di una trattazione che si offre non solo al cultore della materia ma al lettore generico in cerca di aneddoti, curiosità e fatti storici sconosciuti ai più. Il libro, quasi duecento pagine, è edito da Tab edizioni ed è frutto del capillare e appassionato lavoro di ricerca di Irene Ranaldi, sociologa urbana e anima dell’associazione Ottavo Colle, dov’è anche ‘irregolare’ tour operator che accompagna i turisti alla volta di luoghi inediti, al di fuori dei prevedibili percorsi di visita, organizzando spesso passeggiate di gruppo che solo il lockdown ha interrotto.
Ma il lockdown è anche lo spartiacque tra la gestazione e la definitiva stesura di questo studio, fortemente toccata dalla contingenza. Al punto che “è dedicato a tutto il personale sanitario, dai medici agli operatori socio-sanitari che hanno perso la vita per contrastare il diffondersi del virus”.
Un periodo, quello che ci stiamo lasciando alle spalle, che ha comportato la revisione di tanti parametri dell’assistenza e ha fatto saltare in aria modelli di efficienza che credevamo consolidati. Portando in primo piano la necessità di ripensare il rapporto tra cittadini, ambiente, luoghi e strategie di cura, anche e oltre l’emergenza.
Ripercorrere la genesi degli ospedali romani e i differenti approcci alla cura nei secoli e nei decenni passati, riflettere sul diverso rapporto tra istituzioni e popolazione, sui mutamenti urbani e civili della città alla luce di questa emergenza, ha permesso all’autrice di elaborare con ulteriore fondatezza questa “guida di istruzioni per una Roma migliore”, come scrive Marta Bonafoni nella prefazione. Che non sarà un decalogo bello pronto da mettere in pratica ma è certamente una summa di considerazioni da tenere presenti.
Innanzitutto il rapporto virus-ambiente e quello strettamente connesso uomo-ambiente, causa e conseguenza ad un tempo, ri-fondati su un’idea di salute globale, di benessere psico-fisico che non coincide con la mera assenza di malattia, da perseguire favorendo condizioni di vita non solo migliori ma accessibili a tutti. Sollecitando da una parte una consapevolezza estesa attraverso un programma inclusivo di educazione e responsabilizzazione che non lasci fuori nessuno e impostando d’altra parte una medicina del territorio adeguata, che si è rivelata il maggiore vulnus in questa epidemia. Una medicina che accorci la distanza tra malato, cittadino e polo di cura, capace di incontrare i bisogni di chi vive lontano dai grandi ospedali, per far sì che la periferia di una metropoli non diventi, come ebbe a dire papa Francesco, periferia dell’anima.
Basta buttare un occhio alla mappa di pagina 83 per rendersi conto della sostanziale differenza tra quartiere e quartiere in rapporto alla collocazione degli ospedali, concentrati quasi completamente nel centro storico. Basta fare una passeggiata per le borgate inventate di sana pianta durante il Ventennio per toccare con mano.
Non è un caso che il sottotitolo del libro sia Passeggiate nei luoghi della sanità a Roma. Passeggiate, appunto. Perché “l’intento – scrive l’autrice nell’introduzione – è quello di invitare il lettore a una passeggiata randomizzata per tutto il territorio romano, dalle borgate storiche del fascismo ai rioni più antichi della città alla scoperta dei luoghi di cura”.
Che rappresenta, di contro, anche la scoperta di ‘non luoghi’ dormitorio dove i luoghi di cura sono pressoché assenti o dismessi, nel migliore dei casi oggetto di movimenti di sensibilizzazione dal basso come sta avvenendo per esempio per l’ospedale Forlanini, oggetto di rinnovato interesse da parte della Regione anche grazie alle costanti sollecitazioni dei comitati di quartiere.
La passeggiata tra le pagine e i rioni comincia dall’ospedale più antico d’Europa, il Santo Spirito in Saxia, appositamente progettato e realizzato per essere destinato a scopo di cura e assistenza, anche sede del museo storico nazionale di arte sanitaria. Qui, tra le righe che si soffermano sul rione Borgo, a pochi passi da via della Conciliazione, risultato della demolizione delle Spina di Borgo – decine di case abbattute per rendere l’accesso alla Basilica di San Pietro così come lo conosciamo – scopriamo che c’era la fontana che ora si trova davanti alla chiesa di Sant’Andrea della Valle.
È una delle tante curiosità distillate in questo percorso che attraversa i ventitré ospedali di Roma, sul filo della memoria tra passato remoto e il passato appena trascorso che continua a gravare su presente e futuro.
Il libro è corredato di un’intervista a Angelo Tanese, direttore generale della ASL Roma 1 e presidente ACOSI, 168, dal Manifesto dell’associazione culturale degli ospedali storici italiani e da un’essenziale legislazione sanitaria che tocca i principali mutamenti dal 1862 al 1999.
Irene Ranaldi, Memoria e futuro della salute in città. Passeggiate nei luoghi della sanità a Roma. Tab edizioni, 15 euro.