Articolo Uno Rai: qualche appunto per Draghi sull’azienda

Politica

Visto che a viale Mazzini l’aria dovrà cambiare, anche se per ora non sappiamo bene come, ci permettiamo di rilanciare alcune sollecitazioni che avevamo fatto all’azienda nei mesi scorsi.

Dalla richiesta di partecipazione della Rai alla società unica per la rete a banda larga, all’ipotesi di essere parte della cosiddetta Netflix della cultura, proposta dal Ministro Franceschini.

Per la prima era stato immaginato un progetto di cui peraltro non si ci sono state più notizie. La seconda era caduta nel vuoto.

Metti che SuperMario in preda a una irrefrenabile spinta riformatrice, come Amministratore Delegato, trovi un tipo in gamba, estraneo alle logiche di potere fin qui seguite, a cui affidare una riforma radicale del servizio pubblico radiotelevisivo, allora magari gli si potrebbe chiedere di rilanciare queste due questioni che ci appaiono occasioni mancate.

E comunque al tipo in gamba sarà bene dargli un mandato chiaro, e non ingaggiarlo per poi darlo in pasto agli interessi dei vari potentati che tengono il fiato sul collo all’azienda.

Metti invece che rispolveri il vecchio cavallo di battaglia della privatizzazione, allora considereremmo la circostanza piuttosto grave. Anche perché non dovrebbe trovare d’accordo la vecchia maggioranza M5S, Pd, e LeU. E forse nemmeno Forza Italia (che sul duopolio ha fatto una polizza di assicurazione per Mediaset) e nemmeno la Lega a cui nessuno ha negato spazi di potere, anche quando era fuori da governo.

Insomma, fra i tanti impegni vitali e gravosi che Draghi si è assunto accettando l’incarico, vogliamo ricordare anche quello della Rai, che all’inizio dell’estate gli si porrà inevitabilmente.

Se si dovesse sentire oberato dall’enorme fardello della pandemia e fosse tentato di rinviarlo, beh allora probabilmente decreterebbe la fine ingloriosa di una grande azienda.