Articolo Uno Rai: finisce in Umbria la credibilità del Job posting

Politica

La poco edificante vicenda della redazione umbra, di un aspirante caporedattore che si presenta alla redazione senza nemmeno essere stato nominato, mette a nudo una realtà che dovrebbe provocare in un paese normale, un vero e proprio terremoto. Poiché si porta dietro a cascata una serie di considerazioni che riguardano non solo l’Amministratore Delegato Salini, pesantemente sfiduciato dall’editore, il Ministro Gualtieri, ma inopinatamente lasciato al suo posto fino alla scadenza.

Intanto perché la sceneggiata umbra danneggia irrimediabilmente l’istituto del job Posting (di quello made in Rai) che fu introdotto anni fa per dare una parvenza meritocratica alla scelta dei capiredattori. Il che farebbe pensare che un uguale metodo sia stato usato per altre nomine precedenti che, se così fosse, sarebbero fortemente viziate, al limite della impugnabilità. 

Da un punto di vista politico rappresenterebbe la prova di una totale dipendenza dell’AD dai voleri della Lega. Cosa peraltro già nota a tutti. 

C’è poi da chiedersi dove fosse il sindacato Usigrai, che tanto si prodigò perché il job posting fosse adottato come metodo di selezione trasparente.

C’è da chiedersi se della questione fossero al corrente, e l’avessero denunciata, i due consiglieri di Amministrazione che si trovano nella scomoda e inedita posizione di essere minoranza in Rai e maggioranza nel Paese.  

C’è infine da chiedersi dove fossero le forze di governo che hanno consentito di lasciare al suo posto una classe dirigente, che si era già dimostrata incapace con il governo gialloverde, contrassegnata da una morbosa e irrefrenabile vocazione alle nomine. Una maggioranza, distratta forse dalla inarrestabile pulsione al litigio perenne, che con il covid diventa pulsione autodistruttiva.

O forse qualcuno, nella maggioranza, alla spartizione ha partecipato e quindi perché fare polveroni inutili, se le poltrone richieste gli sono comunque state assegnate? Peccato che non si riesca a far passare l’idea che la Rai non è un poltronificio, come la intende l’attuale vertice, con in testa Salini, impegnato nel difficile tentativo di trovare qualcuno che se lo prenda.

Tutto con buona pace della destra che così, per la Rai, non dovrà nemmeno invocare lo spoil system quando, dopo le elezioni, tornerà al potere nel paese.