Da ormai troppi giorni il Veneto si colloca primo per numero di nuovi contagi da Covid 19 in Italia. Solo ieri un quarto di tutte le nuove persone contagiate in tutto il paese sono state registrate in Veneto.
Ad aumentare sono contestualmente il numero dei ricoveri in ospedali, il numero di posti letto in terapie intensiva occupati, la triste contabilità dei decessi.
Ormai è chiaro a tutti non solo la gravità della situazione, ma soprattutto il fatto che la regione ha fondamentalmente fallito nella strategia di contenimento del virus nella seconda ondata.
È chiara anche l’inadeguatezza della giunta regionale e del suo presidente, che ha preferito continuare nelle propria sovraesposizione mediatica piuttosto che mettere la pancia a terra nelle azioni di contrasto del Sars-cov-2.
Una indubbia abilità nell’alzare cortine di fumo mediatiche, l’invenzione della “zona giallo plus”, ordinanze contenenti misure per nulla stringenti e di dubbia controllabilità, ricorrere al privato per la gestione di strutture riconvertite al Covid 19, come nel caso di Noale: questa è stata la strategia del Veneto nella gestione della seconda ondata,
Invece si sarebbe dovuto per tempo attrezzare le strutture ospedaliere, investire nel territorio con il potenziamento delle Usca, prevenire il dilagare del virus nelle RSA e nelle case di riposo, investire sul personale medico, infermieristico e ausiliario.
Sarebbe il caso che una volta per tutte il Veneto ammettesse di avere sbagliato, e cominciasse a fare sul serio nella gestione di questa delicatissima fase.