Articolo Uno Rai: silenzio vertici su banda larga e proposta Franceschini

Politica

Due segnali fra i tanti che rendono questo vertice aziendale totalmente inadatto a gestire l’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo. Il destino della quale dipende assolutamente dalla capacità di rinnovarsi, se non di rifondarsi su basi nuove. Motivo per il quale potrebbe chiedere un finanziamento dallo stato senza far imbufalire che i cittadini, ma proponendo servizi nuovi a loro utili e che i privati non possono realizzare.

Per prima cosa bisognerebbe sapere se qualcuno in azienda sta pensando a come partecipare alla rete unica per la banda larga. Più volte abbiamo detto che la Rai avrebbe tutte le carte in regola per fornire contenuti a partire da quelli che già possiede: uno sterminato archivio con tutta la storia d’Italia dell’ultimo secolo. E poi la possibilità unica rispetto a chiunque altro in Italia di fornire un’informazione di prossimità a livello regionale ma anche provinciale. Prerogativa questa che andrebbe allargata alla frazione più piccola di territorio, facendo anche ricorso alle singole persone e ai loro telefonini.

Poi ci sono altri servizi che potrebbero essere messi sul tavolo di una possibile partnership per la banda larga: servizi interattivi per i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione, formazione all’uso degli strumenti digitali. Iniziative per i giovani come l’educazione ai sentimenti, l’educazione stradale, quella sanitaria e una miriade di altri strumenti educativi per integrare ciò che la scuola non può più dare (semmai  l’abbia mai dato).

E poi c’è la proposta del ministro della Cultura Franceschini che sta lavorando “per fare in modo che il gruppo (pubblico) Cassa Depositi e Prestiti entri in Cinecittà per raddoppiarne l’area e per essere un nuovo e forte partner industriale. Una grande operazione industriale per l’Italia e per Roma. Non è fuori luogo parlare di Hollywood europea e di una Netflix europea. Un’iniziativa che darebbe agli artisti l’opportunità di guadagnare e, in prospettiva, potrebbe diventare un’offerta integrativa dei canali tradizionali, senza sostituirsi agli spettacoli dal vivo”.

La Rai, che è il più grande committente italiano di fiction, in un accordo del genere ci potrebbe stare benissimo.

Ci auguriamo che Presidente e Amministratore delegato, in una pausa del loro duro lavoro di nominare altri dirigenti (ignari di quelli che già ci sono), diano un cenno di esistenza e magari facciano proposte al governo, per poi tornare alla loro attività preferita, per ottenere un posto di lavoro, dopo lo stop del ministro Gualtieri, che ha escluso categoricamente una loro riconferma.

Forse Gualtieri gli avrebbe dovuto imporre di non fare più nulla fino alla scadenza, che non sia l’ordinaria amministrazione, per non fare altri guai.