Articolo Uno Rai: il caso dei lavoratori delle Teche Rai, un fossile sindacale

Politica

“Per comandare la nave devi conoscere l’equipaggio”. Non è la prima volta che citiamo questo proverbio per stimolare il vertice Rai ad esplorare questo pianeta difficile da comprendere.

Se il presidente, l’amministratore delegato, e i consiglieri di amministrazione, quasi tutti provenienti da mondi diversi dal nostro, si fossero mai presi la briga di andarsene a spasso per le vie di Saxa Rubra, o per i corridoi di viale Mazzini o nelle belle sedi in giro per l’Italia a parlare con i dipendenti, avrebbero scoperto un mondo sconosciuto pieno di fascino ma anche di problemi. Ma per fare questo ci vuole umiltà, rispetto delle persone e senso del ruolo che si ricopre.

Così si sarebbero accorti che nelle periferie dell’azienda ci sono persone altamente qualificate che fanno un lavoro utilissimo, ma in condizioni da terzo mondo, nel catalogare tutto quel patrimonio di storia del paese che è custodito nelle teche.

Intanto non sono dipendenti Rai, nonostante la stessa azienda li ritenga di fondamentale importanza, dipendono da aziende che sia aggiudicano periodicamente l’appalto, al massimo ribasso, fanno un lavoro difficile e faticoso e vengono pagate una miseria.

Come se nel cuore della civilissima Rai ci fosse una enclave di sfruttati, sottopagati e quasi senza diritti. Sono un manipolo di persone che catalogano le trasmissioni radiofoniche e televisive che vanno in onda. Si tratta di descrivere il contenuto dei programmi in modo che sia agevole rintracciare quel che serve. Più la descrizione è precisa più è facile e veloce l’identificazione.

La loro condizione però sembra un fossile sindacale riemerso dall’alba dell’era industriale.

Il loro potere contrattuale, schiacciati dalla forza del committente (la Rai) e dalle pretese delle società per cui lavorano, è inesistente. sono preda di un sistema che ci sembra incompatibile con la modernità. Soprattutto di una azienda che si vanta di avere rispetto per i lavoratori.

Sembrano le vittime di una gestione che come al solito si mostra prodiga con i potenti e taccagna con i deboli.

Non dubitiamo del fatto che Maria Pia Ammirati, che negli ultimi anni è stata alla guida delle Teche e adesso alla direzione di Rai Fiction, avesse cercato in tutti i modi di risolvere il problema. Anche perché nella mappa geopolitica aziendale, appartiene all’area di centrosinistra e quindi si presume più particolarmente sensibile ai diritti dei lavoratori.

Ma adesso che arrivano i soldi, sicuramente ci saranno risorse per riparare a queste incredibili ingiustizie! Visto che il lavoro che si fa alle teche serve a tutto il sistema produttivo aziendale!

A meno che non vengano devolute ai soliti noti o sperperate come successo finora. Dove finirà il 5% del canone? Forse i lavoratori (ma non solo loro) potrebbero pretendere di saperlo, magari attraverso il loro rappresentante in cda.

Intanto le nomine non si fermano mai!!!