La lettera aperta ad Articolo Uno di Antonio Floridia delinea il punto di arrivo di partiti e movimenti che rivendicano la loro appartenenza alla Sinistra italiana. La sua analisi ci può fare pensare che il problema della Sinistra non sia quello di individuare formule di socialismo o di neo-socialismo più attuali, come risposta alla parcellizzazione dei partiti che si sono costituiti a Sinistra nel corso degli anni. Infatti, non è certamente elaborando l’ennesima idea di socialismo che si può formare una compagine politica più ampia, comprensiva e unitaria.
Nel documento di Floridia si evidenzia come molti elettori, pur dichiarando l’appartenenza all’area del socialismo, si tengono lontani dall’adesione formale e, ancor più dall’impegno diretto nei partiti dell’area di riferimento. La frammentazione della Sinistra e la sua inerzia di fronte a questa situazione rivela ancora una volta i limiti di una politica che è diventata “mestiere”, spesso unico per chi la pratica. Inoltre, i programmi e i documenti che escono dalle Direzioni non sempre sono frutto del pensiero plurale che circola nei militanti, ma, piuttosto, delineano idee e progetti di pochi le cui tesi precostituite sono espressioni di “circuiti” ristretti. Questo rende difficile l’inclusione di nuovi militanti nei partiti anche di quelli che vorrebbero semplicemente offrire un contributo senza esigere nulla in cambio. Ecco perché gli iscritti sono pochi, mentre molti vagano in quest’area senza azzardare un coinvolgimento personale.
Senza necessariamente dover frequentare locali e bar popolari come evoca Floridia, dove spesso sostano solo persone attempate, basta leggere i messaggi “postati” su facebook o su altri social per capire i problemi e le battaglie quotidiane della gente “comune”. Lavoro intermittente, occupazioni che contrastano con il diritto alla cura dei figli, diritti negati, difficoltà economiche ed educative, assenza della serenità che dovrebbe accompagnare la crescita equilibrata dei figli. Ciò che la politica della Sinistra non considera oggi con la dovuta attenzione è l’aspirazione diffusa tra le persone ad una qualità della vita migliore non solo in termini di garanzia della sopravvivenza economica, ma anche di fruizione di servizi e di un contesto ambientale che evochino nella loro stessa vita l’idea di “bellezza”. La casa, la scuola, l’arredo e il decoro urbano sono tutti elementi non più trascurati ma vissuti o rifuggiti a seconda che rappresentino una idea di vita “buona” o, viceversa, siano forieri di pericolo per sé e per la propria famiglia. Il “Family Act”, varato dal Governo, è solo una goccia nel mare delle aspirazioni di genitori e figli che, cittadini globali, osservano come sono organizzate le città in altre nazioni europee: oltre a Welfare strutturali e consistenti, spazi verdi curati, organizzati per essere rispettati e vissuti, scuole ampie, dotate e accoglienti dove passare il tempo della crescita, trasporti efficienti ed eco-friendly. Questi sono i “progetti” che i cittadini vogliono vedere realizzati dalla politica e che dovrebbero costituire, oltre ai temi del lavoro, il programma di una nuova sinistra larga e plurale.
Per quanto riguarda i temi legati al Lavoro, emerge in tutte le forze schierate a Sinistra l’esigenza di recuperare molti diritti, caduti uno ad uno in questi anni di neoliberismo dissennato, e di porre rimedio alle conseguenze concrete che ha comportato una politica di disconoscimento dello Statuto dei Lavoratori. In secondo luogo, ma con uguale urgenza, avanza sempre di più la necessità di prendere in considerazione e normare tutte le condizioni di lavoro ora non regolamentate o tutelate in modo insufficiente, anche in riferimento alle condizioni servili delle prestazioni richieste, alla sicurezza sui luoghi di lavoro e alle retribuzioni spesso del tutto inadeguate e lontane da quelle previste nei contratti regolari.
Non si deve, inoltre, trascurare, da parte di un’area socialista e democratica, il fatto di coniugare, nell’ambito dell’impegno sul lavoro, la redistribuzione economica con il “riconoscimento” così da ridurre le disuguaglianze, perché è evidente il persistere ancora di molti problemi legati a condizioni di genere, di ruolo e di merito professionale. La redistribuzione e il riconoscimento devono procedere insieme: solo così si può trasformare il significato del lavoro da attività subordinata ad ambito di realizzazione delle propensioni personali. (vedi il volume di Nancy Fraser e Axel Honneth, Redistribuzione e riconoscimento, Meltemi 2020)
Così anche risulta anacronistico e strumentale progettare un nuovo partito di sinistra, pensando di indirizzarsi a un segmento particolare della società. Una politica socialista seria ha in mente la società nel suo insieme, soprattutto in un sistema capitalista come quello attuale, dove pochi sono i privilegiati e tantissimi coloro che sono esclusi o impoveriti dalle leggi del mercato. La vicenda Covid ha dimostrato che è vincente chi sa provvedere alla complessità delle situazioni concrete; un leader emerge non per una semplice idea, ma se e come dimostra di lavorare per tutti, affrontando e risolvendo le situazioni complesse. Sono le buone pratiche e le sensate esperienze, come suggeriva Galileo Galilei, a vincere e ad aggregare. Immaginare, da parte di chi si occupa di amministrazione locale o di chi si impegna in una politica nazionale, che sia sufficiente aggrapparsi ad una “visione” semplicistica per tenere insieme le diverse istanze sociali e vincere dubbi e diffidenze degli elettori dimostra di essere ancorato ad una storia ormai passata e di avere una idea magica di come si gestisce l’amministrazione e il governo. Le Storytelling del passato non abbagliano più nessuno nell’epoca della comunicazione digitale. In sintesi, né la cultura, né l’arte o la rivoluzione green da sole, non integrate nella complessità degli assetti economici, sociali, ambientali e urbani possono favorire il costituirsi di quelle opportunità che favoriscono la messa in atto di progetti di vita consoni alle propensioni e alle capacità delle persone.