Articolo Uno Torino: la scuola è lo specchio della società futura

Torino

La crisi sanitaria che stiamo affrontando ha fatto emergere quali siano i diritti imprescindibili sui quali debba fondarsi una società.

Da subito è stata chiara a tutti l’importanza di garantire il diritto all’istruzione, tanto quanto il diritto alla salute indissolubilmente legati, come l’esperienza COVID ha tragicamente confermato.

Non deve meravigliare perciò se ancora oggi la scuola occupi un posto di grande rilevanza all’interno della discussione politica.

La didattica a distanza, più avanti DAD, ha rappresentato, in questo contesto, la possibilità di poter continuare a garantire tale diritto, con tutte le difficoltà di trasmissione e acquisizione dei contenuti, ma allo stesso tempo ha fatto emergere i problemi strutturali non solo della scuola ma di tutta la nostra società.

La scuola è una costante in quasi tutte le famiglie italiane.

Studenti, docenti e genitori sono stati catapultati in una dimensione scolastica nuova che ha letteralmente invaso la propria casa e i propri spazi, fino a quel momento intimi, costringendo le famiglie a fare i conti non solo con le proprie disponibilità economiche, con la mancanza di strumentazione adeguata e con le proprie competenze digitali, ma anche con le disponibilità del proprio territorio.

E’ emerso come l’impossibilità per alcuni studenti di seguire le lezioni a distanza sia dipeso dalla mancanza di infrastrutture sul territorio necessarie per una connessione stabile. Sono ritornate a galla dinamiche familiari, che apparentemente sembravano superate, che identificano quasi esclusivamente nella donna la figura responsabile della cura della casa, dei figli e degli anziani, e dunque è diventata palese e non più rinviabile la necessità di creare una rete di supporto per le donne lavoratrici.

La DAD ha inoltre ridotto enormemente la possibilità per gli insegnanti, travolti, tra le altre cose, da una mole di questioni burocratiche, di poter dedicare la necessaria attenzione ai ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento, ai ragazzi DSA e ai ragazzi disabili, questi ultimi, in alcuni casi, quasi completamente esclusi dalla DAD.

E’ chiaro che questo ha amplificato quelle disuguaglianze che la scuola, invece, grazie alla sua funzione educatrice e grazie alle possibilità di confronto che per sua natura offre, ha sempre contribuito ad eliminare.

Per tutti questi motivi, l’esperienza della didattica a distanza deve rimanere un’eccezione, ma allo stesso tempo crediamo che per ritornare in classe sia necessario un grande investimento sulla scuola.

Investire sulla scuola significa per prima cosa un grande piano di edilizia scolastica che trasformi la scuole in luoghi vivibili, tecnologicamente avanzati, dotati di aule accoglienti, sane, sicure. Inoltre investire sulla scuola significa anche fare partire un progetto rispetto alla formazione degli insegnanti, sia a livello iniziale, sia sopratutto in servizio. E’ importante che la formazione degli insegnanti venga considerata un diritto/dovere e non venga, quindi, lasciata a singole scelte individuali.

Investire sulla scuola vuol dire investire su tutta la società, attuale e futura.

A prescindere dalla situazione sanitaria, per garantire sicurezza e un’istruzione equa e di qualità  è necessario ridimensionare il numero di studenti per classe, identificare nuove strutture e mettere in sicurezza quelle già utilizzate, stabilizzare i precari e investire sui territori del sud. Una grande percentuale di docenti e personale ATA proviene dal sud Italia. Non parliamo solo di giovani lavoratori trasferiti al nord e che al nord creeranno le loro future famiglie, negli ultimi anni sta nuovamente aumentando il numero di  famiglie intere che dalle regioni del sud Italia si trasferisce nelle regioni del centro o del nord, contribuendo al fenomeno di spopolamento che caratterizza il sud e in particolar modo le aree interne. A questo si aggiunge la negazione della libertà di scelta del posto in cui vivere per tutti quei lavoratori, non solo della scuola, costretti a lavorare lontano dalla propria terra d’origine e dai propri affetti.

Investire sulla scuola vuol dire dunque creare nuove infrastrutture, rinforzare il trasporto pubblico, ripristinare le linee di collegamento ferroviario e perché no, pensare ad un nuovo modello di mobilità che rispetti l’ambiente.

Investire sulla scuola significa creare nuovi posti di lavoro, vuol dire gettare le basi per una società più democratica ed economicamente più stabile.

Uno dei pilastri su cui si fonda la scuola è l’INCLUSIONE.

La nostra scuola si batte affinché tutte le diversità dei nostri studenti vengano considerate per quello che realmente sono, ovvero una grande ricchezza.

Noi di Articolo Uno crediamo che la diversità, in tutte le sue forme, non vada integrata nella nostra società, noi crediamo che sia parte integrante di essa.

Questo la scuola insegna, perciò per noi parlare di scuola vuol dire inevitabilmente riconoscere a chi è nato e cresciuto in Italia, anche se da genitori stranieri, il diritto alla cittadinanza.

Questa è la nostra visione di società, una società istruita e multiculturale, attenta all’ambiente, che garantisca ad ognuno la libertà di scegliere dove vivere, ricca di diversità che non coesistono semplicemente ma che si completano, e la scuola, la nostra scuola questo rappresenta.

Articolo Uno

Segreteria Metropolitana Torino