L’Associazione Aeropolis di Antonio Ferrara e di tanti amici e compagni, mi offre l’opportunità di una riflessione politica, industriale e sindacale quantomeno attuale. Ci attende il progetto di un nuovo modello di sviluppo socio-economico, perché nulla più potrà essere come prima. Eppure la ricerca e la realizzazione di tale nuovo modello di lavoro e produzione affonda paradossalmente in radici lontane.
Un pezzo di storia di quella che che è oggi l’industria aeronautica nell’area metropolitana di Napoli e della Campania, racchiuso in un giornale di fabbrica autogestito dai lavoratori organizzati politicamente nelle strutture del P.C.I. negli anni 1977-1979. Copie tirate con cadenza non regolare andarono avanti nei primi anni ’80, fino a maggio 1985 (il mio arrivo in fabbrica a Pomigliano come giovane ingegnere comunista ed eretico) ed agosto dello stesso anno (primo volo dell’ATR, il grande successo commerciale con circa oggi duemila macchine in servizio).
“Il decollo” era molto più di un giornalino di propaganda politica. Voleva rispondere alla domanda di partecipazione alla vita e alle scelte dell’azienda (Aeritalia, Alenia, oggi Leonardo) che saliva forte da operai, impiegati e dirigenti. Un’esigenza che si alimentava anche del contributo di politici, sindacalisti e intellettuali: Biagio De Giovanni, Umberto Ranieri, Gianfranco Nappi, Amato Lamberti, Pio Galli, Giacinto Militello, Michele Caiazzo, Antonio Ferrara. Oltre ai contributi di diversi dipendenti interni come me.
Compagni che stimo e che appartengono al mio passato, alcuni anche al presente. E, purtroppo, qualcuno non c’è più.
Non si tratta, come dicevo, di un nostalgico tuffo nel passato. Ma suggerisce l’occasione di rimarcare una questione quanto mai attuale e irrisolta nel nostro Paese: rappresentatività e partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici nella gestione e scelte di politica industriale.
La risposta a tale questione dovrà essere parte integrante del nuovo progetto politico e sociale che il “piccolo virus” ci ha ricordato non essere più rinviabile rispetto alle profonde trasformazioni nel mondo produttivo e alla crisi strutturale del sistema globale attuale.
La “catena”: azionisti, lavoratori, fornitori e consumatori ha bisogno di un “tagliando” del lavoro in termini di qualità e quantità; di luoghi (lavoro agile, Legge 81/2017), tempi e modalità di prestazione e produttività (lavorare meno a parità di salario).
Un nuovo sistema di relazioni industriali in cui la politica e il sindacato sono chiamati a fare la propria parte. Magari tornando allo spirito e alla missione che guidò il nostro vecchio giornale di fabbrica.
Abbiamo bisogno di un nuovo “tableau de bord“; che ha però il vantaggio di poter ritrovare le linee guida contenute nella nostra Costituzione. Leggere, riflettere e commentare un articolo della Costituzione giorno per giorno attraverso un programma Rai (Cultura, Scuola, Storia) sarebbe un servizio civico e sociale importante.
Articolo 3, comma 2: “pieno sviluppo della persona e partecipazione dei lavoratori all’organizzazione del Paese”.
Articolo 35, commi 2 e 3: “formazione professionale e accordi internazionali per rafforzare i diritti del lavoro”.
Articoli 36 e 37: “retribuzione proporzionata, sufficiente e senza discriminazioni di genere”.
Articolo 39: “rappresentatività e contrattualità sindacale”.
Articolo 41, comma 2: “responsabilità sociale d’impresa”.
Articolo 46: “partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende”.
Senza radici solide, la pianta del futuro sarebbe troppo esposta al vento che forte soffierà.