Ho letto con particolare interesse le interviste rilasciate qualche giorno fa al Foglio dai millennials nominati da Renzi nella direzione del Pd, per valutare se quest’ondata di gioventù voluta dal segretario democratico costituisca unicamente un’operazione di marketing politico o se ci sia dietro, invece, un po’ di sostanza. Il guaio è che la sostanza c’è; e lascia davvero senza parole.
I giovani dem, infatti, espongono idee di una vecchiezza quasi imbarazzante, uno yuppismo fuori tempo massimo che è quanto di più distante possa esistere dal modo di sentire delle nuove generazioni, trasformandosi, tranne rare eccezioni, nei perfetti megafoni di una dirigenza che mira, giorno dopo giorno, ad allontanare da sé la sinistra e a modificare radicalmente le ragioni sociali e costitutive di quel partito. Quando leggo ragazzi di vent’anni che asseriscono di preferire l’alleanza con Berlusconi al dialogo, o quanto meno al confronto, con i 5 Stelle, mi rendo conto di quanto cinismo sia stato inoculato nella politica contemporanea e di quanto questi giovani siano vittime, più che responsabili, delle condizioni di degrado in cui versa la medesima.
Se li incontrassi, domanderei loro: ma davvero non vi incuriosiscono nemmeno un po’ questi vostri coetanei che affollano le riunioni dei grillini? Davvero non vi interessa cosa abbia spinto un giovane come voi, magari un vostro collega all’università, a rinnegare i partiti tradizionali, tra cui anche il Pd, per rifugiarsi in nuove forme di politica? Davvero vi attrae un personaggio che ha condotto l’Italia sull’orlo del baratro? Davvero avete poco o nulla da dire in merito a una deriva volta ad annullare ogni differenza fra destra e sinistra, senza tenere conto che si tratta di un’illusione pericolosa che, inevitabilmente, andrà a scontrarsi con la realtà di un Paese un tantino più complesso di come lo descrivono gli editoriali dei soliti opinionisti mainstream, il cui auspicio è di intrappolare l’intero Occidente in un’eterna riproposizione degli anni Ottanta? Davvero siete pronti a vendere l’anima al diavolo dell’opportunismo e dell’accettazione di ciò che accettabile non è pur di scalare qualche posizione all’interno del partito?
Ve lo domando, sperando che non sia così, in quanto anch’io ho nutrito a lungo numerosi e radicati pregiudizi nei confronti del M5S, salvo rendermi poi conto che, al netto dei loro vistosi limiti, questi nostri coetanei interrogano le nostre coscienze: quelle di chi ha chiuso loro le porte, quelle di chi non li ha ascoltati per tempo, quelle di chi li ha raccontati in virtù delle proprie, spesso errate, convinzioni personali, senza neanche prendersi la briga di andarli a conoscere e di cercare di comprendere le loro effettive caratteristiche. Se lo avessimo fatto, ad esempio, ci saremmo accorti quasi subito che la loro scelta non è giustificabile appellandosi soltanto alla rabbia e alla disperazione per un futuro senza prospettive, dato che quel movimento, almeno fra i giovani, raccoglie il consenso anche di tanti che, semplicemente, perseguono un’altra idea di mondo, con meno ingiustizie, meno disuguaglianze, meno discriminazioni e una politica nuovamente in grado di porre l’orecchio a terra e di tornare con umiltà fra le persone. Ve lo domando, inoltre, perché ritengo che quest’atteggiamento faccia male a voi e al quadro politico nel suo insieme, acuendo divisioni, rancori e il perfido clima di scontro permanente che caratterizza questa drammatica stagione.
È incredibile come ragazzi e ragazze che dovrebbero avere la luce negli occhi ed essere animati dal sacro fuoco della politica siano, in gran parte, già così disincantati, così freddi, così calcolatori: nessun insulto, nessuna antipatia personale, nessuna ironia sulle loro scelte, solo un profondo stupore e anche un po’ di comprensibile amarezza. Perché un partito di sinistra, o sedicente tale, dovrebbe innanzitutto insegnare alla sua futura classe dirigente a coltivare l’arte del dubbio, a mettersi in discussione, a guardarsi intorno e a cogliere ciò che di buono c’è nell’altro. E nel M5S di buono ci sono numerosi aspetti, a cominciare dalla capacità di incanalare in un progetto politico, bizzarro quanto si vuole ma comunque pacifico, la rabbia sconfinata dei dannati della globalizzazione: una rabbia che nella società c’è e alla quale non si può non prestare ascolto e non fornire risposte adeguate.
Non dico che dobbiate condividere le nostre idee o il faticoso tentativo compiuto in questi anni da Bersani, non dico che dobbiate aprirvi al M5S come ci siamo sforzati di fare noi, ma rifiutarvi persino di provare a comprenderli non mi sembra un atteggiamento né innovativo né, meno che mai, redditizio. E se non costituite un valore aggiunto, scusate, ma in quella direzione che ci andate a fare? Di claque Renzi ne ha già abbastanza e ho troppa stima per la vostra intelligenza e per voi come persone appassionate della cosa pubblica per credere che sia questo il vostro intento. Fatto sta che se non vi ponete nell’ottica di considerare il Movimento 5 Stelle un soggetto politico come tutti gli altri, meritevole di critiche ma anche di analisi attente e scrupolose, da sfidare di continuo sulle questioni concrete che riguardano la vita dei cittadini anziché inseguirlo sul terreno del populismo e della demagogia spicciola, non renderete un buon servizio alla vostra comunità. E peggio dei vecchi furbetti che si atteggiano a giovani ci sono solo i giovani rampanti che, per sentirsi adulti e mettersi in mostra, finiscono con l’assumere le sembianze di uno di quei tanti editoriali ampollosi o di quei tanti dirigenti ormai avvezzi a ogni compromesso che per anni hanno giustamente contestato. Mi rifiuto di credere che voi siate questo, mi rifiuto di credere che possa finire così.