Il Governo ha stanziato, tramite ordinanza della Protezione Civile, 400 milioni di euro ai comuni italiani affinché possano provvedere all’acquisto di beni di prima necessità per i cittadini più in difficoltà. Non si tratta del decreto di aprile con il quale si provvederà al secondo maxistanziamento contro la crisi economica e sociale innescata dall’epidemia di coronavirus e dalle misure prese per contenerlo, ma di uno stanziamento immediato e urgente per far sì che nessuno nel nostro paese possa patire la fame. Così è stato del resto chiaramente illustrato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Economia nella conferenza stampa che tutti hanno potuto vedere.
I destinatari dei fondi dovranno essere segnalati dai servizi sociali dei Comuni, che già conoscono le aree di maggior difficoltà presenti nei loro territori, e dando priorità a chi non è già assegnatario di sostegno pubblico. A fronte di questo, sono incomprensibili le rimostranze che alcuni sindaci veneti, tutti appartenenti guarda caso ai partiti del centrodestra, hanno sentito il bisogno di esternare immediatamente dopo la notizia del nuovo intervento governativo.
Sono stati anticipati 4,3 miliardi del fondo di solidarietà, con il quale tra l’altro lo Stato redistribuisce quanto incamera dall’IMU, pari a due terzi dell’intero fondo, che altrimenti sarebbero arrivati nelle casse dei comuni a fine anno. Chi paventa invece che i 400 milioni per i più indigenti vadano ai comuni del Sud, vada a vedersi i criteri ripartizione: solo per il 20% ci sarà una differenziazione a favore dei comuni con la popolazione più povera (e pare davvero difficile contestare questo criterio), mentre per l’80% la ripartizione è stata fatta in base al numero di abitanti. Chi invece sostiene di aver già provveduto in proprio ad assicurare tutti i bisogni dei più indigenti, restituisca lo stanziamento affinché possa andare a comuni più poveri, visto che le risorse non cadono dal cielo.
Al Sindaco di Treviso, che come presidente di Anci Veneto dichiara: “Poco più di un’elemosina il contributo che arriverà a tutti i Comuni d’Italia dal Governo attraverso la Protezione Civile. Quattrocento mila euro per il sostegno alimentare delle nostre famiglie, qualche euro per le persone in difficoltà non bastano. L’anticipo del 66% del Fondo di solidarietà, con criteri che non favoriscono le regioni del Nord, maggiormente colpite dalla pandemia, è una vera presa in giro”, ricordiamo che non sono 400mila euro ma 400 milioni, forse si sbaglia con quanto riceverà il suo comune che sono 450.627 euro. E quando afferma “Il Governo non anticipi risorse che sono già dei Comuni, ma metta in capo almeno 5 miliardi per sostenere i nostri Sindaci, svincolo dalle procedure burocratiche e maggiori poteri per poter intervenire con efficacia”, ci chiediamo se stia chiedendo al governo di ritirare lo stanziamento di 4,3 miliardi per metterne 5.
Non comprendiamo davvero perché Anci Veneto, grazie al suo presidente, debba essere l’unica Anci regionale a protestare con questa veemenza e approssimazione verso i provvedimenti governativi. Non vogliamo pensare che, anche in questo tragico frangente, si voglia privilegiare l’appartenenza partitica e la propaganda di parte rispetto alla leale collaborazione tra diversi livelli di governo.
Anzi è necessario che tutte le istituzioni agiscano per alleviare le conseguenze economiche di questa emergenza: chiediamo pertanto al presidente di Anci Veneto di sostenere la richiesta che già abbiamo fatto al presidente della Regione di sospendere il pagamento del bollo auto per il 2020. Anche questa sarebbe una misura immediatamente applicabile, solo che la Regione lo volesse.
Gabriele SCARAMUZZA – Segretario veneto Articolo Uno
Piero RUZZANTE – Consigliere regionale veneto Articolo Uno