Nessuno poteva prevedere l’emergenza coronavirus. Nessuno poteva immaginarsi ciò che ne sarebbe conseguito. Il nostro Governo, dal principio, ha attuato tutte le misure necessarie al fine di arginare il contagio e i risultati sono tangibili. Con decoro e serietà, le decisioni che si stanno assumendo in questi giorni sono a garanzia e tutela della salute dei cittadini.
Sin dall’inizio il ministro Roberto Speranza ha tenuto a chiarire che avrebbe attuato, in ogni modo e forma, l’articolo 32 della nostra Costituzione al fine di garantire il diritto alla salute a tutti. Nessuno escluso, in quanto diritto fondamentale dell’individuo.
E’ normale, al contempo, che trovarsi da un giorno all’altro con zone isolate e in quarantena, con attività didattiche sospese, teatri e cinema chiusi, desta scompiglio in ciascuno di noi. Reagire nel modo giusto è imprescindibile per la tenuta del nostro Sistema sanitario nazionale e per la tutela della nostra salute e dei nostri cari. Chi di noi non è a contatto con bambini, anziani, immunodepressi, persone affette da altre patologie? Modificare i nostri comportamenti per un lasso di tempo, per quanto possa sembrarci un sacrificio, aiuterà tutti noi.
Non dobbiamo cadere nella paura alimentata da presunti giornalisti e da fanatici politicanti. Non dobbiamo creare panico negli altri. Le misure e le condotte previste dal Decreto del 4 marzo sono facili da ottemperare.
È altresì vero, però, che anche in questa circostanza a risentire di più delle conseguenze dello stato di emergenza sono le fasce sociali più deboli. Coloro i quali con Articolo Uno abbiamo deciso di mettere al centro della nostra agenda politica. I giovani professionisti, i piccoli imprenditori, gli operatori del turismo, i lavoratori autonomi, i precari. Tutti soggetti che hanno difficoltà a rispettare determinate regole di condotta perché schiavi di un sistema economico basato sul liberismo più spinto che non dà loro alcun tipo di tutela né nel quotidiano né tantomeno in una situazione extra-ordinaria. Quando affermiamo che è necessario un intervento pubblico per sostenere l’economia incidendo su lavoro, salute e investimenti, lo facciamo con la consapevolezza che è l’intero sistema economico e produttivo, così come concepito, a creare forti diseguaglianze e che per risollevare l’Italia (ma la riflessione non si riduce soltanto al nostro paese), oggi come domani, sarà necessario ripensare il tutto.
Il coronavirus sta solo mettendo a nudo le incongruenze del nostro sistema economico: emerge inesorabilmente la differenza tra classi forti e deboli, tra chi ha disponibilità economiche ridotte e chi no. Dimostra come nazionalizzare e centralizzare nelle mani dello Stato permetta una eguale tutela dei cittadini.
Non è questo, però, il momento delle polemiche.
Ci limitiamo a prendere atto, consapevoli della giustezza dei nostri principi e dei limiti di alcune nostre proposte.
A questo governo vogliamo sollecitare la necessità di prestare più attenzione ai bisogni dei più deboli e a prendere, se servono, ulteriori decisioni per garantire a tutti, proprio a tutti, le giuste precauzioni. Chi frequenta le aule di tribunali e commissioni, chi tutto il giorno fa consegne a domicilio, chi fa il cassiere o chi ha un b&b. Tutte figure esposte a decine e centinaia di contatti con estranei ogni giorno e, in molti casi, questi contatti avvengono in luoghi costretti.
Sperando che a seguito delle criticità messe in luce dall’emergenza tutte le forze politiche comprendano l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale e della necessità di aumentarne i fondi. I due miliardi in più per il 2020, già previsti con la finanziaria, devono essere solo il primo passo verso un Sistema Sanitario Nazionale che possa ritornare ad essere vanto per il nostro Paese e modello per il resto del mondo.