Fa bene Arturo Scotto nel suo pezzo su questo Magazine ad affermare, in merito all’annuncio di Zingaretti, che non è sufficiente un’operazione di restyling: se si vuole davvero aprire una nuova fase per le forze progressiste e per la sinistra nel nostro Paese è assolutamente necessario chiudere una stagione e naturalmente aprirne un’altra che veda nuovi orizzonti e nuove prospettive, e contenuti alternativi una volta per tutte alla ormai pluridecennale ubriacatura della sinistra alla ricerca del punto, impossibile, di contatto tra neoliberismo e sviluppo reale delle condizioni di vita e di lavoro.
Le svolte, quelle vere, non possono essere limitate a una imbiancatura dei muri, al cambio di qualche quadro alle pareti. Oggi è necessario, davvero, andare oltre, costruire una casa nuova, ridare alla sinistra il suo tema centrale: rappresentare l’alternativa al capitalismo selvaggio che sta uccidendo questo nostro mondo.
Quando si decide di costruire una nuova casa si sceglie come e dove orientarla; non può essere orientata su più punti cardinali, una scelta va fatta, una casa non galleggia, ma necessariamente deve avere solide fondamenta e finestre e porte aperte all’oggi, al mondo contemporaneo, alle domande che vengono poste alle quali si devono dare risposte concrete, non ideogrammi.
L’incontro tra diverse culture è sempre un fatto positivo, ma la contaminazione non può essere un’indistinta miscellanea, impossibile la coesistenza di culture che si negano vicendevolmente.
La costruzione di qualcosa di diverso passa per forza da scelte di fondo decise e precise, da contenuti chiari, da obiettivi trasparenti e condivisi e passa anche dal riconoscimento e dal confronto, dall’accettazione di sfumature diverse.
Un segretario di partito, di quello che dovrebbe essere il più grande partito dell’area progressista che mentre annuncia, assai genericamente in verità, una nuova stagione afferma che in Emilia Romagna il suo partito corre verso le elezioni regionali in “splendida solitudine” è evidente che fatica a cogliere non solo le necessità che oggi ha il fronte progressista, ma neppure la realtà, non coglie a fondo il bisogno di una politica nuova non tanto nelle enunciazioni quanto piuttosto nell’azione concreta e quotidiana, l’azione del costruire per davvero una visione alternativa.
Ha ragione Chiara Geloni quando ricorda che ancora tanti dei “101” sono presenti in quel partito e rappresentano l’ostacolo vero e concreto all’aprirsi di una stagione nuova. Ha ragione Massimo D’Alema quando ancora insiste sulla questione del trattino la cui cancellazione nel temine “centrosinistra” ci ha, purtroppo, portato qui dove oggi siamo.
Tornare a essere compiutamente sinistra, aperta, plurale, accogliente, ma sinistra; ogni altra strada è in realtà un vicolo cieco.