Quanto affermato dal sindaco metropolitano e di Venezia nel corso del convegno al double tree che si è tenuto ieri appartiene alla classica strategia comunicativa di Luigi Brugnaro: se fosse entrato nel merito del convegno (le prospettive delle provincie e delle aree metropolitane) avrebbe dovuto, nei fatti, partire dal fallimento della Città metropolitana da lui guidata, ridotta in cattività da una gestione politica del tutto prima di indirizzi.
Quindi la tattica è quella solita: fuggire e sbalordire con dichiarazioni eclatanti. Oltre che eclatanti, le dichiarazioni di ieri sono preoccupanti, perché rivelano la vera natura di chi oggi guida la città: forte con i deboli, debole con i forti.
Non si spiegherebbe altrimenti l’intemerata di ieri (come sempre confusa) cui fa da contraltare il silenzio scandaloso di fronte all’inchiesta che sta coinvolgendo Fincantieri, in cui centinaia di lavoratori stranieri sono tenuti sotto il costante ricatto del licenziamento e della conseguente perdita del permesso di soggiorno per lavorare su turni di lavoro massacranti, senza tutele e senza la minima dignità del lavoro, fosse anche un angolo dove potere consumare il pasto.
Alla fine si preferisce gonfiare il petto con chi si trova in una posizione subordinata, e accovacciarsi di fronte invece ai poteri economici.
Invece né dal Comune di Venezia, né dalla Città metropolitana è arrivato un cenno, una dichiarazione di condanna nei confronti di questi modelli di lavoro che agiscono nel cuore del nord-est e a Venezia in particolare.
Fino a che non spenderà una voce in tal senso quella di Brugnaro sarà non una proposta provocatoria, ma una dimostrazione di asservimento a questo modello perverso dell’economia e del lavoro.