Sino a martedì o mercoledì prossimo quando la crisi di governo dovrà avere in un modo o in un altro una soluzione e il Presidente Mattarella dovrà prendere una decisione saremo bombardati, tra maratone televisive e gossip giornalistici, da vere o presunte verità sullo sviluppo della trattativa tra Pd e M5S per la formazione di un nuovo governo. La manciata di giorni che i partiti hanno a disposizione per dipanare la matassa della crisi più inverosimile della nostra storia repubblicana dovrà essere riempita dalla ricerca di un accordo che possa permettere alla legislatura il tentativo di arrivare alla sua naturale conclusione.
In questo grappolo di ore le forze politiche dovranno essere in grado di dimostrare quanto hanno a cuore il futuro del Paese, quanto sono in grado di lavorare affinché l’Italia non scivoli definitivamente nell’orbita del sovranismo cieco, quanto possa essere parte della costruzione di una nuova Europa.
E’ tempo, urgente e irrimandabile, di scaricarsi il peso dei ricatti e dei personalismi che attraversano tutto il quadro politico e minano profondamente un percorso possibile, non facile e dall’esito tutt’altro che scontato.
E’ tempo di saper esercitare l’arte del compromesso e della sintesi che dovrebbero essere le caratteristiche dell’esercizio della politica, superando veti e tatticismi che non hanno più il tempo a loro disposizione, mettendo ognuno sul tavolo le proprie carte nella consapevolezza che un accordo tra forze diseguali tra loro non consente di piantare troppo a fondo paletti di distinzione fini a se stessi.
E’ tempo di insistere nella riconduzione della crisi alla sovranità del Parlamento a partire dalla questione che viene posta come imbuto per la prosecuzione del tentativo di dare al Paese un governo di legislatura: le modifiche costituzionali sono materia parlamentare e non governativa e dunque al Parlamento va resa la decisione sul taglio dei parlamentari sgomberando il fittizio ostacolo alla formazione e alla partenza del lavoro di un nuovo possibile governo; qui il centrosinistra non può rinunciare al rilancio della battaglia per evitare che questo tema sia slegato dalla formulazione di una nuova legge elettorale che inevitabilmente deve chiudere la stagione delle normative raffazzonate ed elaborate a seconda del momento e degli interessi particolari delle forze provvisoriamente maggioritarie, alla questione profonda del tema della rappresentanza, alla necessità di uscire da sistemi maggioritari che a dispetto dei proclami e delle proclamate intenzioni hanno offeso tanto la rappresentanza che l’esigenza di condizioni di governabilità.
Al centro di ogni trattativa, di ogni incontro e discussione devono essere riposti i temi del lavoro e dello sviluppo sostenibile, dell’Europa e del governo dei processi migratori, della necessaria azione di contenimento della più grande questione ambientale che abbia mai investito l’intero pianeta avviluppato dalle fiamme che stanno distruggendo Siberia e Amazzonia, mentre lo scioglimento dei ghiacciai sempre più veloce e continuo pone con tragica urgenza la rilevanza del fenomeno di innalzamento del livello dei mari e degli oceani.
Uguaglianza, attenzione attiva al territorio, presenza viva nelle istituzioni europee, umanità consapevole assieme a giustizia fiscale e difesa della sanità e dell’istruzione pubblica sono alcuni dei temi dei quali il centrosinistra deve farsi carico nella trattativa con il M5S e nella sua azione parlamentare e per questo è necessario che il campo progressista, il centrosinistra non resti succube degli scontri all’interno del suo maggiore partito, ma sia aperto, e che vengano coinvolte tutte le forze che ne sono parte così come sul terreno non rimandabile del livello minimo delle retribuzioni siano chiamate a discuterne le forze sociali riconducendo il tema al principio del valore di legge degli accordi sindacali in materia di salario e di condizioni di lavoro.
Non è semplice il compito da svolgere in questi pochi giorni, ma deve essere svolto, perché scrollarsi di dosso la pesante eredità di quattordici mesi di governo a traino leghista è una priorità e se lo sbocco della crisi dovesse malauguratamente portarci al voto dobbiamo essere pronti con i nostri contenuti e le nostre proposte, le stesse che dobbiamo con forza porre negli incontri di questi giorni con l’obiettivo di costruire davvero un terreno nuovo di discontinuità, una discontinuità che con onestà politica non può essere chiesta solo agli altri, ma che deve essere messa in campo da subito e con coraggio da tutto il centrosinistra.