Il “regionalismo differenziato”, che è a un passo dall’essere realizzato, costituisce un pericoloso tornante nella storia della nostra Repubblica.
Nelle bozze che si conoscono, la fiscalità, da personale, com’è in Costituzione, diventa territoriale; il gettito fiscale di un territorio diventa un indicatore dei fabbisogni del territorio, cioè zone ricche hanno diritto a più e migliori servizi e quelle povere, così restano, al contrario del costituzionale “la Repubblica rimuove gli ostacoli…”.
I dati dimostrano come le industrie del Nord abbiano un mercato assai significativo in un Sud che, a impoverirlo, si fa il danno del Nord e dell’Italia.
E tutti questi delicatissimi aspetti vengono trattati al chiuso di segrete stanze; al punto che parlamentari e stampa sono all’oscuro dei documenti che vanno definendo questo regionalismo differenziato.
Si profila dunque una terribile torsione dell’assetto costituzionale, democratico, sociale ed economico del nostro Paese, spaccando, di fatto, l’Italia ed emarginando ancor più il meridione.
Lottare contro questa prospettiva è dunque assolutamente necessario, ma anche possibile.
Il sit-in di qualche giorno fa a Napoli, anche se “in piccolo” dimostra che su questo terreno si possono aggregare soggetti sociali e politici anche assai diversi, dal costituendo “coordinamento metropolitano contro il regionalismo differenziato” all’associazione “MO'”, a quella presieduta dal costituzionalista Villone, alle tante altre già indicate nei report sulla manifestazione.
La “sensibilità” di Articolo Uno sul tema sta non solo nelle prese di posizione di Bersani e Speranza, e nell’interrogazione promossa dal nostro deputato Federico Conte, e presentata dal gruppo di LeU; ma è dimostrata e sostanziata dal corale posizionamento degli esponenti di Articolo Uno rappresentati al sit-in da dirigenti nazionali come Francesco Dinacci, Massimo Paolucci, Arturo Scotto, Anna Starita, oltre ai tanti già indicati presentando le adesioni all’iniziativa.
Da questa possibilità di incontri con altre forze, dall’impegno di tanti nostri dirigenti nazionali, dalla disponibilità dei nostri militanti, deve partire l’assemblea nazionale del 13 luglio per varare un programma di iniziative e di lotta contro questo regionalismo differenziato che non ha nulla a che vedere con la maggiore efficacia delle autonomie e che vuole solo “istituzionalizzare” le diseguaglianze fra ricchi e poveri, a favore dei ricchi, fra Nord e Sud, a favore del Nord.