Assemblea del 15 Aprile, Roma. Si riunisce il Movimento Giovanile della Sinistra (MGS), l’organizzazione giovanile nata dai giovani di Articolo Uno – MDP. Una settantina i presenti: vengono da tutta Italia, ragazzi e ragazze, a spese proprie, per partecipare a un’assemblea aperta e per contribuire a una discussione molto franca e sincera sul percorso che è stato fatto finora, sin dalla fondazione di Articolo Uno – MDP fino a Leu ed alle elezioni politiche del 4 Marzo. Un’assemblea che si svolge nella data in cui si sarebbe dovuta svolgere quella di Liberi e Uguali, che non si è svolta per le difficoltà interne al neonato, e già consumato, cartello elettorale. Un modo per dare l’esempio, mettendo in campo la stessa passione e la stessa generosità dimostrata durante la campagna elettorale, nonostante i dubbi e le perplessità sul cammino finora fatto.
Per parlare di un mondo, il nostro, che sembra essere passato sotto un treno. Ci si domanda come sia stato possibile, in così poco tempo, che il progetto, nonostante le grandi aspettative, sia andato incontro a una sconfitta così pesante. E soprattutto ci si domanda come sia stato possibile, dopo la più grande disfatta della Sinistra nella storia della Repubblica, che a tutto questo non sia seguita né un’adeguata riflessione politica né un’adeguata assunzione di responsabilità rispetto tanto all’esito del voto quanto alle conseguenze delle decisioni politiche consumate nel periodo antecedente. Anzi, l’impressione netta è che i soggetti promotori di Liberi e Uguali si muovano in una logica autoassolutoria e autoreferenziale, che non solo ripercorre le retoriche, del tutto inadeguate, con le quali si era giunti ad affrontare le elezioni, ma che sostanzialmente palesa una sostanziale battuta di arresto per un progetto che nelle intenzioni e nelle promesse sembrava, a partire già dal nome impegnativo e programmatico di Liberi e Uguali, voler aprire una nuova stagione per la Sinistra nel nostro Paese.
Siamo davanti a un momento di crisi globale della Sinistra. Hanno ragione coloro che lo ribadiscono, ma non basta più la mera presa d’atto del problema. Perché se è vero che il problema c’è ed è di sistema, allora è ancora più vero che questo dovrebbe imporre un severo momento di riflessione sul perché non è bastato rialzare i vessilli della Sinistra per richiamare un popolo al voto. Sul perché della crisi, pesantissima, del centrosinistra e del Partito Democratico, da un lato, e del risultato non lusinghiero di Liberi e Uguali e Potere al Popolo, dall’altro. E se è vero che non basta più il richiamo a un qualcosa che viene percepito come lontano, allora è ugualmente vero che se non vogliamo rendere la parola Sinistra una parola afona e incapace di trasmettere un messaggio risulta altrimenti necessario ripensare, del tutto, i fondamentali su cui abbiamo costruito un pensiero, elaborato categorie, letto la società, immaginato modelli organizzativi. È necessario l’avvio di un percorso di rifondazione: che non può non coinvolgere tutti, non abbattere miti e retoriche, non rimettere in discussione steccati e barriere, ponendo definitivamente di lato la tentazione di inseguire soluzioni facili, narrazioni rassicuranti e veti incomprensibili che rischiano di riportare banalmente la discussione a un punto più arretrato rispetto a quello in cui dovrebbe essere adesso.
Non basta più, perché non possiamo non evidenziare le responsabilità per gli errori commessi. Perché nelle difficoltà generali ci abbiamo messo del nostro. Avevamo detto che mai più avremmo ceduto alla tentazione dei nominati, del leaderismo, dei comitati elettorati. Siamo stati in grado di fare tutte e tre le cose: di lottizzare le candidature, ammazzando l’entusiasmo verso il progetto e ridicolizzando l’esperienza delle assemblee territoriali per la scelta della rosa dei nomi; di arrivare alla scelta di una leadership che più che di popolo è sembrata una soluzione confezionata dai gruppi dirigenti; di costruire un cartello elettorale senza impegnarci a formare un partito, che era stato nell’entusiasmo generale prospettato prima e con disinvoltura promesso dopo, salvo poi procedere alla convocazione, semplicemente inspiegabile, delle assemblee generali dei singoli partiti promotori.
Dinnanzi a tutto questo e dinnanzi alla sensazione di spaesamento del post voto, abbiamo ritenuto di doverci convocare per dare un segnale di vitalità e di reazione, avvertendo il peso morale della fase storica e il dovere di provare a dare una risposta ai tanti dubbi di queste settimane. E soprattutto abbiamo avvertito la necessità di ribadire con assoluta sincerità che non siamo disponibili a vivere l’ennesima stagione di transizione. Lo avevamo pensato sin da quando avevamo costituito MGS, immaginandola come organizzazione di lunga durata già dal nome che, senza volutamente riferirsi a quello di un singolo percorso o di una singola stagione, nell’indicare l’espressione semplice e identificativa “della Sinistra” aveva manifestato l’ambizione di guardare lontano. E lo pensiamo adesso: chiediamo la stessa nostra ambizione a chi ci ha condotto fin qui. Per portarci, con coraggio e spirito inclusivo, a immaginare un nuovo e stabile percorso politico nella generale rifondazione complessiva del pensiero del socialismo e della sinistra italiana ed europea. Con la voglia e la determinazione di costituire finalmente un partito, una comunità, un pensiero, radicato nel territorio e nel cuore delle persone, capace di svolgere un ruolo egemonico e non minoritario nello scenario della politica italiana, dando finalmente risposta a quelli che sono i sogni ed i desideri di quella comunità militante, generosa e appassionata, che ci ha permesso di arrivare fin qui.
Ed è per rispetto di quella comunità che noi lanciamo il nostro appello a Pietro Grasso: è arrivato il momento di convocare l’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate di Liberi e Uguali, non solo per svolgere una riflessione unitaria e non vanificare lo sforzo delle assemblee di Novembre, ma per dare risposta alle promesse finora fatte, aprendo la fase costituente e congressuale di Liberi e Uguali con l’impegno, cui non è più possibile sottrarci, di dare la sovranità al nostro popolo nello scegliere e legittimare i gruppi dirigenti, nello scegliere e legittimare la linea politica da portare avanti, nello scegliere e legittimare la scelta della collocazione politica in Italia ed in Europa. Sfuggendo da accordi di vertice e dirigismi, che risulterebbero assurdi e incomprensibili nella fase che stiamo vivendo, e arrivando finalmente alla creazione del tanto agognato e promesso Partito della Sinistra, liberi finalmente dalle ambiguità e dai dubbi che sono stati vissuti ed alimentati finora.
Per quel che ci riguarda, il Movimento Giovanile della Sinistra farà la sua parte: apriremo la nostra fase costituente congressuale, con una campagna iscrizioni e un dibattito tematico interno per capirci e capire, legittimarci e legittimare, accogliere ed aprire alla nostra generazione. Mettendoci, inoltre, umilmente a disposizione, come sempre abbiamo fatto, per contribuire al dibattito interno, per partecipare alle battaglie politiche, per dare una mano alla ricostruzione del nostro campo. Convinti di poter fare, ancora una volta, questa battaglia tutti assieme, nessuno escluso, come ci eravamo promessi di fare sin da quando abbiamo intrapreso questa affascinante avventura. Con la stessa voglia e passione di sempre, con la stessa puntuale convinzione: la Sinistra è un fiore di campo. Ed adesso bisogna convincerci che è Primavera.