Non è vero che il ‘voto utile’ non esiste. Bisogna solo spiegarne la natura. ‘Utile’ a cosa? A far ‘vincere’ qualcuno dirottando su di lui consensi forzati, non convinti, posticci, solo ‘pratici’? No, niente affatto, e ciò anche ammettendo che quello possa vincere effettivamente, e che la ‘vittoria’ produca chissà quali improbabili effetti sul Paese. Secondo questa concezione minimalista, davvero ‘utilitarista’ e disincantata, del voto, si tratterebbe solo di far prevalere qualcuno alle elezioni, sempre a riuscirci!, per mandarlo al governo. A far che? Non si sa. L’importante è che vinca, poi si vedrà. Noi pensiamo invece che in politica l’utilità sia altra cosa, meno personale, meno schiacciata sull’immediato futuro, meno pratica, più di prospettiva. Sia una cosa capace di piantare un seme e di far crescere un albero, purché lo si coltivi con attenzione e con cura. Il voto ‘utile’, allora, è quello che porta al rinnovamento, alla rinascita, al futuro. Voto ‘utile’ è il germoglio che si pianta in un’urna, e poi nel Parlamento e quindi nel Paese per ricreare una speranza, la cui sostanza sia una sinistra unita, moderna, plurale, di lotta e di governo. Detta così il voto ‘utile’ assume una fisionomia precisa, univoca, traccia una strada, coltiva una speranza, ed è il voto a ‘Liberi e Uguali’.
In Parlamento ci andremo, deputato più deputato meno. Una base di rappresentanza su cui far leva nelle istituzioni ci sarà. Ma la campagna elettorale è anche la fase in cui sperimentare l’unità ai vertici e alla base, tra i militanti e nell’elettorato. La strada da fare comincia col risultato alle politiche, certo, ma passa per un dopo-voto tempestoso, per una sinistra da ridisegnare nel modo dovuto, per una crisi della rappresentanza da affrontare con le armi della politica, non con quelle della demagogia, della rabbia o delle pulsioni sociali e comunicative. Il più grande regalo che si possa fare al Paese è offrire una prospettiva, indicare un percorso, accendere un faro che sia di beneficio a naviganti ormai privi di una rotta. Stiamo vivendo la più grande crisi politica del dopoguerra. Non è una crisi di governo o di governabilità, come si dice scioccamente, ma una crisi di sistema: e non è un caso che le forze che si oppongono al sistema ne traggano il massimo vantaggio. Molto probabilmente il voto non produrrà maggioranze omogenee, così che dare un voto ‘utile’ a far ‘vincere’ qualcuno (magari Renzi), rinunciando ai propri ideali, col naso turato, quasi schifati, sarebbe una grande sciocchezza, mentre è necessario votare ‘utilmente’ per la rinascita della sinistra, il rafforzamento della democrazia, il risorgere di una prospettiva unitaria e plurale, di lotta e di governo, moderna e antica nello stesso tempo. Il voto a ‘Liberi e Uguali’, appunto.
Oggi serve saggezza. Che si sa è prerogativa dei ‘vecchi’, di chi ha esperienza, di chi ha vissuto tante vicende e combattuto tante battaglie. La precarietà, però, la crisi di prospettive, il disorientamento, l’incertezza hanno spinto i giovani in un angolo, spingendo le nuove generazioni a una prematura consapevolezza, a vivere un’accelerata coscienza dei tempi, ad anticipare almeno in parte la saggezza dei vecchi. Qui, su questo dato, su questa comune coscienza della precarietà e dell’asprezza della vita, è possibile lanciare un ponte generazionale. Su questo terreno si deve piantare il seme sperando che germogli qualcosa di più di una ‘paghetta’, qualcosa di più di un bonus ai 18enni, che peraltro ha avuto anche poca fortuna. La prospettiva ‘utile’, quella della rinascita, non può essere un disegno astratto, profetico, lontano, ma un cammino lungo, potente, concreto, quotidiano, dove le nuove e le vecchie generazioni, quelle non ancora freddate dal disincanto, dialoghino, sperimentino assieme, si guidino vicendevolmente, facciano massa critica in funzione di un obiettivo comune anche al Paese, e che consiste in più uguaglianza e più libertà. Per dare una spallata a ciò che ostacola una effettiva parità, un’effettiva e diffusa partecipazione alla vita pubblica, un effettivo e ampio dispiegamento delle proprie potenzialità e capacità: nello studio, nel lavoro, nella vita di ogni giorno. In nome di un’equità e di un’uguaglianza oggi tradite. Più istruzione, più lavoro, più sanità pubblica, più democrazia: ecco le componenti basiche di quel seme, le radici di quell’albero, i rami su cui cresceranno le foglie di un Paese migliore. Ecco l’utilità presente e futura di ‘Liberi e Uguali’, la ragione per cui si deve votare ‘utilmente’ la sinistra unita oggi. Non è questione di punti percentuali. Oggi sono in gioco le condizioni per una rinascita del Paese, nel nome degli ultimi e dei penultimi.