Amintore Fanfani, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati erano chiamati i “professorini” della “comunità del Porcellino”, in quanto culturalmente cresciuti nell’Università Cattolica di Milano di padre Agostino Gemelli. Nel settembre 1946, insieme a Giuseppe Dossetti, fondano il movimento Civitas humana. Dossetti presidente; anche se il suo incarico s’interrompe già nel luglio successivo, dopo aver dato vita alla rivista Cronache sociali, embrione della componente politica di cui sarà il principale esponente.
Com’è noto, Dossetti, dalla politica sociale a quella estera, propone una visione diversa da quella prevalente di De Gasperi e tra di loro si verifica uno scontro decisivo al congresso di Venezia nel giugno 1949. E’ da quel quel momento che ha inizio il distacco di Amintore Fanfani dal gruppo dossettiano e diventa sempre più chiaro il suo proposito di predisporsi alla successione a De Gasperi. Dossetti, stratega non della conquista di posti, ma della loro rinuncia, si dimette da vicesegretario della Dc, e riappare, nella vicenda politica italiana, molti decenni più tardi, come una chance non del tutto esperita nella storia politica del Paese, in grado di offrire stimoli ulteriori alla stagione che stava allora delineandosi sotto il segno dell’Ulivo.
L’altra figura che merita un’evidenziazione, dal punto dell’impegno dei cattolici democratici, è quella di Aldo Moro, oltre che politico, come Dossetti, giurista. Si racconta che, nella Dc, l’area a lui vicina non arrivasse alla doppia cifra. Ciò tuttavia non gli ha impedito di essere riconosciuto come una guida fondamentale e di aver lasciato, come pochi altri, un segno indelebile. La mattina del 16 marzo 1978, l’attacco armato e la strage della sua scorta: i due carabinieri a bordo dell’auto, Oreste Leonardi e Domenico Ricci; i tre poliziotti che viaggiavano al seguito, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Quindi il rapimento, con i 55 giorni di prigionia, sino all’efferato omicidio da parte delle Brigate Rosse, il suo corpo abbandonato, il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa.
Giuseppe Dossetti e Aldo Moro costituiscono, per motivi diversi, talvolta intrecciati tra loro, le principali ispirazioni, nel campo del cattolicesimo democratico, che, a metà degli anni Novanta, hanno nutrito, animato, arricchito il progetto di governo del centrosinistra. Nettamente distinta è sempre stata la corrente che è stata detta del doroteismo, quella componente della Dc, il cui nome deriva da un convento romano dedicato a Santa Dorotea in cui ebbero a riunirsi i suoi rappresentanti sin dal 1959, dedita soprattuto alla gestione del potere, la quale ha goduto di una certa fortuna sul finire della prima Repubblica e che nella cosiddetta seconda prontamente si è schierata a favore del centrodestra berlusconiano.
Può sorprendere, ma anche no, osservare come il progetto della rottamazione, in assenza di un solida cultura politica e di un chiaro orientamento di sinistra, si affidi, in relazione ad alcune candidature proposte per le elezioni del 4 marzo, ad un recupero di quella cultura politica. Qui non interessano i nomi delle persone, che sono sempre conseguenza delle politiche. Ulivo ha significato un’alleanza plurale con la sinistra di governo. Reciso quel legame, il Pd sembra farsi interprete non del futuro, ma del passato, con un profilo più analogo al vecchio pentapartito che ad un nuovo centrosinistra.