Torna a giocare con noi, Barack: ci manchi

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Certo che vedere insieme Barack Obama e Matteo Renzi e realizzare che quello che si è ritirato dalla politica è Obama fa una certa impressione. Che spreco. Ancora giovane, fichissimo, carismatico, atletico, con quella sua voce alla Ray Charles, l’ironia leggera, ma sempre pungente, la visione del mondo chiara, limpida e giusta, la capacità di mettere insieme gli interessi della grande industria americana e quelli dei più deboli, di conciliare gli interessi degli americani con quelli dei più poveri. Quel tocco magico, che gli fa fare canestro da dieci metri in campagna elettorale davanti a decine di giornalisti, e che gli fa catturare la mosca con un colpo secco nel bel mezzo di un’intervista. La capacità di usare il registro giusto all’Università del Cairo, o fra i bambini di una scuola, o davanti ai giornalisti-squali accreditati alla Casa Bianca. Quel suo tenere la scena, riempire il palcoscenico come un grande attore. “Obama out” disse alla fine del suo ultimo intervento alla “correspondent’s dinner”, ricordando il commiato del campione di Basket Kobe Bryant. E lasciò cadere il microfono: quanti altri avrebbero potuto farlo senza essere ridicoli?

Quando gli americani sconfissero Hillary e affidarono la Casa Bianca e Donald Trump, si rivolse a loro, ancora increduli per quello che avevano fatto, per rassicurarli: “Avete visto? Il sole è sorto lo stesso”. Se ne andò in vacanza con Richard Branson alle British Virgin Islands, mentre il mondo assaporava la finezza del suo successore. Ha rifatto capolino l’altro giorno nella sua Chicago e agli studenti ha parlato della capacità di riconoscere gli errori e di capire dove si è sbagliato. Chissà se ai suoi fans, qualcuno in particolare, sono fischiate le orecchie.

E adesso è lì, a Milano, che sfoggia il suo sorriso fra le guardie del corpo, mangia con la Todini e Della Valle, si fa pagare profumatamente per parlare di “cibo e sostenibilità”, dice che i giovani batteranno i populismi, mel paese dove i giovani votano in massa per i populisti. Ma non è più il presidente americano, non è più in campo, non può più giocare. Che peccato, che spreco. Certo, Barack, il sole è sorto anche il mattino dopo la vittoria di Trump e la Francia ha sbarrato il passo al neo revanscismo lepeniano. Il mondo va avanti, ce la faremo anche senza di te. Ma sappi che ci manchi.

Poldo

Poldo crede nei piccoli spunti. E negli spuntini.