Nel pomeriggio del 3 luglio, a Ginevra, una delegazione, in rappresentanza delle 26 associazioni di donne italiane che hanno redatto il Rapporto Ombra CEDAW, (Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (Convention on the Elimination of all forms of Discrimination Against Women – CEDAW) ha esposto le maggiori criticità relative alla condizione delle donne nel nostro Paese, in relazione al Rapporto presentato, per la discussione del giorno successivo il 4 luglio, dal Governo Italiano.
La relazione delle associazioni, “la Piattaforma lavori in corsa”; è il frutto di un lavoro collettivo durato oltre un anno, e le sue rappresentanti presenti a Ginevra hanno fornito al Comitato CEDAW elementi per la valutazione della qualità e della veridicità delle informazioni fornite dal Governo circa l’applicazione della Convenzione in Italia. Il contributo della Piattaforma ha consentito così al Comitato di formulare nuove raccomandazioni puntuali, indirizzate al Governo italiano, su tutti i punti critici individuati.
La Piattaforma ha soprattutto evidenziato che, nonostante leggi, spesso avanzate, e l’avanzare, seppur lento, di donne in posizioni di vertice nella società,a tutti i livelli, permane ancora un forte bisogno di maggiore parità e di pari opportunità.
Sono stati sintetizzati 6 temi: 1. Meccanismi istituzionali, 2. Stereotipi di genere e istruzione, 3. Occupazione e benessere, 4. Diritto delle donne per la salute, la salute sessuale e riproduttiva, 5. Violenza contro le donne e accesso alla giustizia, 6. Donne immigrate, rifugiate e trafficate.
In base a queste osservazioni e alla lettura del documento governativo le rappresentanti di CEDAW hanno chiesto chiarimenti ai rappresentanti italiani, in una seduta durata 6 ore, con un ritmo incalzante e con domande precise e stringenti.
Va osservato subito che la delegazione governativa, salvo qualche eccezione, si è dimostrata poco preparata e sfuggente nelle risposte, e questo ha richiesto non poche repliche per ulteriori chiarimenti e un giudizio in sostanza negativo, almeno sembra, da parte della Commissione.
Sicuramente il Governo italiano ha offerto un’immagine negativa e di sottovalutazione dell’importanza dell’appuntamento, per il fatto che nella delegazione italiana non fosse presente nessun componente del Governo, a differenza delle passate sessioni, ma solo funzionari.
Funzionari, che spesso, hanno dovuto rispondere, come nel caso di come venisse garantita la presenza delle donne nella futura legge elettorale per Camera e Senato, che si trattava di un fatto politico e che loro, anche giustamente, non erano in grado di rispondere. O, come la funzionaria del Ministero della Sanità, che più volte ha ribadito, nonostante l’opinione della Commissione, la validità del Fertility Day, accusando l’opinione pubblica italiana di non averne capito la bontà.
Questa differenza di “sensibilità” tra le Commissarie e la delegazione governativa italiana ha fatto sì che le prime intervenissero più volte dichiarando che “un conto è parlare dei diritti della famiglia e che questo può avvenire a discapito delle donne”, o più semplicemente quando una commissaria si è detta insoddisfatta rispetto alle risposte sull’interruzione volontaria di gravidanza, e il rappresentante del Governo ha ottenuto 48 ore di tempo per rispondere per iscritto.
In alcune occasioni, di fronte al fatto che i rappresentanti italiani enunciassero prevvedimenti dell’ultima ora, quale, ad esempio, il decreto del 16 giugno sull’introduzione dell’analisi in ottica di genere dei Bilanci delle amministrazioni centrali, ha fatto osservare alla Commissione che le cose migliori “si riferiscono agli ultimi giorni, o sono programmate per i prossimi anni”.
Ora aspettiamo le conclusioni della Commissione con le raccomandazioni al nostro Governo.
Il testo integrale del Rapporto Ombra della Piattaforma Cedaw Lavori in corsa si può leggere qui.